#BacktotheGames #LosAngeles di Alessandra Palazzotti – Direttore Nazionale e Capodelegazione del Team Italia ai Giochi Mondiali Estivi, Los Angeles, 2015
“Los Angeles, una meta ambita.
Ci ero già stata, però nel 2015 l’ho vissuta in modo completamente diverso.
La prima volta eravamo in 2. La seconda in 143. Ed in 143 siamo arrivati in aeroporto e ci siamo immediatamente imbattuti nella persona che ci avrebbe ospitato durante l’Host Town.
Host Town: quei 3-4 giorni in cui la delegazione alloggia in un luogo diverso da quello dove starà durante le gare. Sono giorni di allenamenti, dedicati a riprendersi dal jet leg ma anche di conoscenza delle realtà locali, giorni unici. Per me fantastici soprattutto grazie alla mia compagna di stanza, Silvia, Atleta del Golf: un sacco di risate, chiacchiere prima di addormentarci, confidenze.
Tutta la squadra è ospite di una famiglia spettacolare, quella di Devin e Cristina. Lei italiana, lui americano, ma più italiano di lei e di me.
Fanno di tutto per farci trovare a nostro agio. Hanno piccole e grandi attenzioni che rendono questi giorni spettacolari.
Una valigia arriva con un giorno di ritardo e loro comprano tutto quello che può servire alla nostra Atleta. Gli allenamenti si fanno a volte sotto il sole e allora Cristina porta una vagonata di creme solari per tutti. Un giorno ci portano al Getty Museum, luogo incredibile. E’ il compleanno di Alessio, Atleta del nuoto. Al Getty arriva una torta enorme e Alessio festeggia un compleanno che difficilmente dimenticherà.
Non può mancare un giro agli Studios e una cena dedicata a noi in una prestigiosissima sala.
E poi ecco che Devin ci fa vivere una serata da sogno in un locale storico di Los Angeles. C’ero stata anni prima nel mio precedente viaggio a LA. Ma anche questo luogo, vissuto in 143, è molto diverso. Il locale è tutto per noi e insieme balliamo, festeggiamo, mangiamo. Però la particolarità è che questa è l’ultima sera di questo locale. L’House of Blues, un tempio della musica, il giorno successivo alla nostra serata verrà chiuso. Per sempre. Tanta tristezza per quel luogo magico, ma in fondo l’ultimo giorno non poteva avere ospiti più gioiosi e festaioli.
Devin e Cristina hanno saputo davvero rendere la nostra trasferta eccezionale. Ci hanno coccolato, fatto sentire a casa. Ed è quello il senso dell’Host Town, quello che più serve ai nostri Atleti all’inizio di un viaggio che li porta lontano, forse per la prima volta, dai propri familiari.
Poi, dopo l’Host Town, ci si divide nelle due Università…beh due Università con la U maiuscola: USC e UCLA.
Ci sembra di essere in un film americano. Dormire negli alloggi dei college, liberati dagli studenti, è una grande emozione per tutti. Ma non si dorme solo li…si fanno anche le gare…strutture e impianti da sogno: all’interno della stessa Università abbiamo campi di calcio, piscina, basket, villaggio olimpico.
Durante i giorni delle gare Devin e Cristina costantemente vengono a fare il tifo per gli Atleti.
Ed arriva il giorno della Cerimonia di Apertura, che è principalmente una grande festa Al Coloseum Stadium. Per noi una festa nella festa. Con noi ci sono Nina e Nicola. Due giornalisti, beh di più, due…Iene. Hanno fatto il viaggio con noi per vivere insieme alla squadra tutte le emozioni e sono rimasti con noi per 15 giorni. Il giorno della Cerimonia però non avevamo il pass per farli entrare con la squadra, quel momento emozionante in cui si entra pieni di orgoglio e felicità, dietro un cartello col nome del proprio Paese, in uno stadio pieno di gente che applaude, fa il tifo. Nina e Nicola avrebbero dovuto guardarci da lontano, dagli spalti. Ma ormai erano parte della squadra e allora non potevamo non vivere con loro le emozioni dell’Apertura. Nicola si mette una felpa azzurra, si mette in mezzo ad Atleti e Tecnici e questo ci permette di avere delle riprese splendide dell’entrata della delegazione.
Nina però ha lo zaino con parte dell’attrezzatura, quindi non può entrare con noi e va nel settore dedicato. Niente..la mandano in alto in alto, uno degli ultimi anelli dello stadio. Allora iniziamo a fare gesti, messaggiarci, il servizio d’ordine la ributta indietro ad ogni suo tentativo di raggiungerci. Però il servizio d’ordine americano non aveva mai avuto a che fare con una Iena italiana, e anche testa dura abruzzese. Ed eccola Nina dribbla un omone alto due metri e corre da noi e allora si…inizia la festa!
Tra gli ospiti una splendida Michelle Obama che fa un discorso all’avanguardia, come è lei, nel suo vestito che riprende completamente il logo dei Giochi.
Dopo l’Apertura ecco le gare.
Gli Atleti sentono forte la responsabilità nei confronti dei genitori che sono venuti a vederli dall’Italia e forse ancor di più nei confronti di quelli che non hanno potuto affrontare un viaggio così impegnativo da un punto di vista economico e logistico, ma li seguono costantemente da casa.
E allora ci sono i coach che con grande sensibilità e attenzione fanno in modo di trasformare quest’ansia in una energia positiva, per far dare ad ognuno il meglio, solo il meglio.
E poi la sera si torna negli alloggi, si cena e dopo cena la festa per chiunque ha fatto la gara quel giorno, che sia una medaglia, un nastrino, per chiunque abbia dato il meglio di se.
E ogni Atleta racconta la sua gara insieme al suo tecnico.
Sono momenti in cui ci si unisce, si fa squadra, si comprende il senso vero di essere li. Ci ho sempre creduto dalla mia prima trasferta.
Ed ecco che ogni medaglia diventa la medaglia di tutti.
Ogni emozione diventa l’emozione di tutti.
Si arriva velocemente alla Cerimonia di Chiusura, non si sa come, però i giorni sono volati…E allora ecco già la nostalgia prendere il posto della gioia di qualche ora prima.
Ed arriva la tradizione dei Mondiali: quella di scambiarsi le maglie, gli oggetti, le felpe e qualunque cosa per avere in cambio quelle di altri Paesi, per portare a casa degli oggetti che diventano veri e propri cimeli nelle case di ognuno di noi.
Da quando in Cina un nostro allenatore è tornato in Italia con la divisa della Cina, dando l’idea all’aeroporto che era tornato in Italia l’allenatore sbagliato, perchè aveva scambiato tutto, troppo…abbiamo dato una regola, quella di scambiarsi qualcosa, ma di lasciare la maglia e la tuta ufficiale.
Si torna e per giorni, sarà il jet lag, sarà che cambi i ritmi, sarà che cambi cibo…comunque a me capita sempre una cosa: continuo a guardarmi intorno, a tornare indietro come quando pensi di aver dimenticato qualcosa a casa, guardo in giro con lo sguardo un pò perso; poi ormai ho capito e so riconoscere questa sensazione. E’ la sensazione di vuoto che c’è sempre dopo un Mondiale perchè durante quei giorni hai costantemente qualcuno vicino a te, qualcuno che ti chiede qualcosa, qualcuno per cui devi preoccuparti e con cui ridere, qualcuno per cui ti commuovi perchè vedi che ha ottenuto un risultato inaspettato che un pò senti come tuo, qualcuno che ha i genitori sugli spalti che fanno il tifo con le lacrime agli occhi e col cuore gonfio d’orgoglio.
Si possono scrivere pagine e pagine su un Mondiale, sulle emozioni che si provano o sugli incontri che si fanno, ma non è così semplice trasmettere ciò che davvero si prova.
Durante i Giochi Mondiali si cresce. Da tanti punti di vista. E lo si fa insieme.
I Giochi Mondiali…sono…come si dice…tanta roba e quindi non credo di essere riuscita a raccontare tutto quello che c’è dentro. Però spero di aver messo un pò di curiosità a qualche ragazzo o ragazza capitato su questo post, che coraggiosamente ha deciso di leggerlo fino alla fine e che magari non sa cosa fare della sua vita, però sa che vuole arrivare a vivere sensazioni così forti…allora a quel ragazzo o a quella ragazza dico di sognarla una esperienza così, dico di avvicinarsi a questo mondo, magari di andare ad allenarsi con i nostri Atleti come Partner, o di prepararsi ad essere Coach. Non tutti vanno ad un Mondiale, ma si può sempre sognare”.
[In foto Alessandra con i fratelli Camasso, Andrea e Francesco, atleti Special Olympics]