Di Giulio Besutti
“Tutta colpa di Andrea. Poi anche di Elia, Tommy, Massimo, Marco, Simone…ma principalmente è tutta colpa di Andrea.
Nell’ottobre del 2016 avevo appena mollato la facoltà di Medicina ad un passo dalla laurea, avevo perso stima in me stesso, mi ero imbruttito e incupito, e la fidanzata mi aveva giustamente lasciato. Ero a pezzi.
Silvia, un’amica di mia mamma, mi mostrò un video di suo nipote Andrea che nuotava. Andrea è un ragazzo autistico, grande e grosso, con una immensa passione per lo sport. Nel video sembrava Phelps, instancabile e sorridente. Da appassionato di sport anche io, mi ritrovai a scoprire un mondo nuovo per me, Special Olympics. Marina, mamma di Andrea, mi spiegò che, avendo io tempo, avrei potuto giocare a pallacanestro con lui e me lo presentò. Andrea mi venne incontro con il suo caratteristico mezzo sorriso, mi tese la mano e mi disse: “ciao Giulio, so che giocherai a pallacanestro con noi, giusto?…siamo una squadra e saremo amici, giusto?” Aveva già deciso tutto lui. Gli risposi: “certo che giocheremo insieme e saremo ottimi amici”. La stretta di mano divenne un abbraccio e sarebbe stato il primo di molti altri. (ed in questo momento mi mancano un sacco!)
Iniziai ad allenarmi con A.S.A.D. Biella e vedevo Andrea due volte a settimana. Sempre gentile e sorridente con me, mi parlava molto con il suo eloquio arzigogolato che ho imparato a decifrare col tempo. Ci abbracciavamo prima e dopo ogni allenamento ed eravamo, e siamo, semplicemente due amici, due compagni di squadra. Provai ad insegnargli il terzo tempo ed in pochi minuti già lo faceva meglio di chiunque altro avessi mai allenato. Mi chiedeva e imparava un sacco di cose sulla pallacanestro, seguendo sempre tutto ciò che dicevo. Era molto gratificante vedere il suo impegno ed il suo sorriso mentre giocava.
Intanto conobbi anche i suoi compagni di squadra. Tutti ragazzi meravigliosi con varie tipologie di lieve disabilità. Tra loro mi colpì Elia. Elia stava spesso da solo, con la palla, a tirare a canestro. Aveva un sorriso magnetico e ogni canestro facesse, che fosse in partita, in allenamento coi compagni o da solo, lui festeggiava come avesse vinto le Olimpiadi. Mi innamorai di quel sorriso, di quella gioia di vivere e di quella spensieratezza. Seppi che Elia viveva in una struttura per disabili che conoscevo vagamente. La Domus Laetitiae di Sagliano Micca. In poche settimane decisi che avrei lasciato i vari lavori, impieghi stagionali che svolgevo, e avrei fatto di tutto per andare a lavorare lì dove viveva Elia.
Nel frattempo avevo continuato gli allenamenti e in estate avevo partecipato alla tappa Special Olympics di La Spezia come atleta partner della pallacanestro, insieme ad Andrea ed Elia. Poi partecipai ai giochi Special Olympics di Biella come volontario. Il mio compito era accompagnare gli atleti non partecipanti a fare da spettatori alle gare. Avevo 20 ragazzi con me e ogni giorno li portavo a vedere la pallavolo, perché lì giocavano anche Andrea ed Elia. Grazie a loro conobbi Ilaria, un’educatrice che accompagnava una ragazza con disturbi psichiatrici agli allenamenti di pallavolo. Oggi mi fa sorridere ripensarci, ma è solo grazie ad Andrea ed Elia che ho conosciuto Ilaria, con cui convivo da due anni e che a settembre diventerà mia moglie. Quindi è colpa di Andrea ed Elia se sono felicemente fidanzato e sorrido ogni giorno alla vita.
Tutta questa felicità era essenzialmente dovuta alla mia esperienza di volontariato che mi ha portato ad ottenere molto più di quanto potessi mai desiderare. Dovevo ricambiare in qualche modo. Così mi iscrissi al corso per Operatore Socio Sanitario, dopo aver studiato Medicina e lavorato come laureando in ospedale per 12 anni in tutto, per poter avere la qualifica di O.S.S. e lavorare con Elia. Finito il corso di 9 mesi, Domus Laetitiae mi contattò e mi offrì un posto di lavoro. Ad oggi lavoro nel campo della disabilità da due anni e collaboro con A.S.A.D. da quattro.
Molti amici e parenti mi dicono che questo mi fa onore, che sono una “bella persona” perché faccio volontariato e lavoro con chi ha difficoltà, ma io non la penso così. Credo che sia una scelta di vita molto egoistica. Mi spiego. Questa è una scelta fatta per me, non per i ragazzi con cui vivo ogni giorno. Come dico sempre, io ai miei ragazzi presto le mie braccia, le mie gambe e, a volte, il mio cervello…loro, in cambio, mi regalano il loro cuore, mettono la loro vita, i loro sogni ed i loro progetti nelle mie mani. Tutto ciò è straordinario ed impagabile. La mia felicità dipende dalla loro.
Negli ultimi due anni ho continuato a giocare con Andrea ed Elia a pallacanestro, ho partecipato a molti eventi Special Olympics e sono diventato allenatore di pallacanestro di primo livello. Ho fatto l’atleta partner nel calcio e nella pallavolo e il “tecnico” nello slittino e sci di fondo invernali. Ho imparato molto sulla vita e sulle sue priorità dai ragazzi con cui gioco, e quando penso di essere in difficoltà penso ad un caro amico, Tommy, ed alla sua forza di volontà nel continuare a giocare a calcio anche se fa fatica a camminare. Tommy è la mia guida, il mio guru, un’ispirazione per chiunque lo conosca. Nei momenti di tristezza, mi basta pensare alla sua forza o al sorriso di Elia, agli abbracci di Andrea e passa tutto. Ormai Special Olympics è una parte di me, non mi vedo senza di essa in futuro.
Lavorando in Domus ho conosciuto bene Massimo, un ragazzo sessantenne con una voglia di vivere immensa. Massimo vive in carrozzina e, amando lo sport, gareggia nelle tappe invernali dei giochi con uno slittino. E’ un ragazzo bisognoso di attenzioni e che ama essere al centro di tutto, infatti è il nostro presidente onorario; una carica che lui adora e che non perde occasione di dire a chiunque conosca. Dopo sei mesi in cui lavoravo con lui, mi ha chiesto di accompagnarlo ai giochi invernali di Bardonecchia 2019. Domus mi ha dato questa opportunità e siamo partiti all’avventura. Massimo gareggia spingendosi a fatica con due bastoncini su uno slittino e non ha alcuna importanza il fatto che ci metta molto più tempo dei suoi avversari nel fare il suo percorso. Lui, il suo pubblico di tifosi ed io quale tecnico e suo accompagnatore siamo felicissimi dei suoi risultati perché “che io possa vincere, ma, se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze!” è il motto Special Olympics e con Massimo ha uno splendido esempio. Al termine di quattro giorni di gare, dopo mille fatiche, competizioni e festeggiamenti, stavo preparando le valigie di Massimo per tornare a casa. Lui aveva le sue due medaglie al collo e, mentre piegavo i suoi vestiti dandogli le spalle, lui se ne è sfilato una, mi ha chiamato e mi ha detto “tua!”. Rideva come un ragazzino nel vedere le mie lacrime di gioia e quella medaglia è, da allora, appesa in camera mia. Dopo Bardonecchia, abbiamo partecipato anche a Sappada 2020 e ogni giorno in cui lo incontro in Domus, chiede sempre di parlarmene, di essere rassicurato che parteciperemo ancora insieme. Cosa posso desiderare di più da un amico?!?
Oggi lavoro ogni giorno con Elia ed il suo sorriso è una ventata di gioia in un momento così complicato. Vedo spesso Massimo perché siamo nella stessa struttura, anche se non lavoro più a stretto contatto con lui. Vedo Marco, Simone e molti altri “miei ragazzi”. Sento Tommy e Andrea con il cellulare, ma non possiamo abbracciarci e vederci, causa virus…è difficile e mi manca da matti, ma so che le nostre amicizie sono così speciali che questa lontananza forzata non farà altro che rafforzarle.
In conclusione oggi sono una persona felice, con autostima e amore per la vita. Faccio il lavoro più bello del mondo presso la Domus Laetitiae di Sagliano Micca. Passo il tempo libero giocando, scherzando e facendo sport con Elia, Andrea, Massimo, Tommy e altri splendidi amici. Sto per sposarmi con la donna della mia vita, Ilaria, conosciuta proprio agli Special Olympics…e devo tutto questo al un primo incontro con Andrea. Infatti…è tutta colpa di Andrea!“
Giulio Besutti