“We are Better Together” Il Kick off 2019 di Special Olympics Italia

Siamo contro corrente nel mondo dello Sport, la nostra casa: non ricerchiamo il primo, ma il campione che è in ognuno di noi.
In una era in cui non si ha fiducia nelle nuove generazioni, sono considerati bulli, viziati, poco autonomi e indipendenti noi PUNTIAMO tutto sui giovani.Non ci contiamo come oggetto di mercato, per vendergli il nuovo Iphone o l’ultimo gioco della play, ma proponiamo loro il Play Unified per cambiare in meglio il loro futuro.
In un era di guerre, in cui i Paesi ricchi vendono armi ai paesi più poveri che combattono tra loro, noi pensiamo che se gli Atleti fossero al governo, fossero Capi di Stato non ci sarebbero le armi e non ci sarebbero le guerre. Siamo certi che se loro governassero il mondo, non ci sarebbero ingiustizie. Loro che di solito vengono messi ai margini a guardare scorrere la loro vita, che osservano le decisioni che vendono prese per loro; e invece in Special Olympics crediamo che siano loro a poter tracciare la strada come Leader.
Nell’era del “sostegno” in cui le società più evolute danno “sostegno” alle persone con disabilità attraverso l’assegno di sostegno, la maestra di sostegno, noi non vogliamo dare sostegno. Noi da subito vogliamo implementare le loro capacità e la loro intelligenza.
Nell’era dei Selfie, dell’egocentrismo, dell’egoismo, in cui ci si mette al centro e si mettono al centro i propri bisogni, noi chiediamo di mettere al centro i bisogni degli altri. Diciamo che insieme è meglio! We are better togheter! – – lo ha detto Alessandra Palazzotti, Direttore Nazionale, nel suo discorso di apertura del Meeting –  “Ora negli Emirati Arabi Uniti ci si riferisce alle persone con bisogni speciali o disabilità come “persone con determinazione” in riconoscimento dei loro risultati ottenuti in diversi campi. I Giochi Mondiali hanno scosso gli Emirati Arabi, hanno prodotto un cambiamento culturale durante
il loro “anno dell’accettazione”. Vorremmo che anche in Italia la legacy dei Giochi sia altrettanto forte e impattante. E allora proponiamoci di cambiare questo modo di identificare le persone che fanno parte del nostro mondo. Non chiedo di cambiare il termine universalmente utilizzato, ma di cambiare l’approccio verso queste persone. .Quindi noi qui lo sappiamo bene, ma spieghiamolo anche agli altri che non sono persone con disabilità, ma persone con determinazione. Non qualcosa di meno, ma qualcosa di più.
Abbiamo già a livello mondiale lavorato sulla parola “ritardo” cercando di non usarla più perché stigmatizzava, ora proviamo a cambiare il modo in cui si guarda alle persone che hanno qualche difficoltà e quindi hanno anche tanta determinazione in più. Da “meno” a “più”. Siamo certi che la cosa migliore è sempre chiamare ognuno solo col proprio nome, ma è anche vero che a volte c’è l’esigenza di accomunare, di riferirsi al gruppo.
E allora vi lancio alcune idee, ma vi chiedo di riflettere perché vorremmo le vostre proposte in merito. Persone con determinazione, Persone di carattere, Persone risolute, Persone volenterose, Persone energiche, Persone coraggiose. Quale termine usereste per definire le persone con disabilità?

Nella fase plenaria ogni relatore ha fatto parte della delegazione italiana che ha partecipato ai Giochi Mondiali di Abu Dhabi e, in chiusura del suo intervento, ha dato la sua definizione, a partire da Gabriele Savà, atleta della pallacanestro che ha raccontato un po’ di sé. “Ero un un ragazzo introverso e molto chiuso ma sentivo dentro di me una spinta a fare qualcosa per cambiare… ho iniziato a giocare a basket e da lì è cambiato tutto. Mi sono allenato, ho scoperto la bellezza di giocare in squadra, mi sono impegnato tanto fino al giorno in cui mi hanno chiamato per partecipare ai Giochi Mondiali di Abu Dhabi. Ho vinto la medaglia d’argento. Un’esperienza indescrivibile che mi ha donato tanta forza! Una mia amica mi ha visto in tv, non conosceva Special Olympics, ora vuole diventare un coach della ginnastica. Mi ha reso molto felice“. La mia definizione è “persone sorprendenti

A seguire:

Mi chiamo Miriam Molinaro, sono un’atleta della ginnastica ritmica e ho 18 anni. Ho frequentato per cinque anni il liceo Magistrale delle Scienze Umane in Calabria. Faccio parte del Team Lucky Friends. Special Olympics mi ha regalato un sogno, quello di partecipare ai Giochi Mondiali di Abu Dhabi: quando ho ricevuto la notizia della convocazione sono rimasta incredula, finalmente si stava avverando il mio sogno cioè, quello di rendere i miei genitori fieri di me. Spero di continuare la mia vita da sportiva e di realizzare i miei progetti di vita; uno in particolare lo studio universitario, un traguardo importante. Questa convocazione ha lasciato dentro di me un segno indelebile, ricordami di credere in me stessa e nelle mie capacità. Non mi piacciono le definizioni ma posso dire che per me la disabilità non è un limite ma una ricchezza

E’ stato poi il turno di Sara Capone, atleta partner, senza disabilità intellettiva, che ha partecipato ai Mondiali di Abu Dhabi nella pallacanestro unificata: “Il viaggio in Medio Oriente con Special Olympics mi ha aperto nuovi orizzonti. Di ritorno da questa esperienza così ricca ho voluto cambiare totalmente la mia tesi di laurea a cui stavo lavorando da tempo. Ho voluto dedicarla a Special Olympics, riferendomi in particolare a come opera, a come cambia la vita delle persone nei paesi in via di sviluppo. Sono allora partita per l’Africa del Sud e ho potuto vedere con i miei occhi, da vicino ciò che accade. Sono tornata a casa ancora più determinata e ancora più convinta che Special Olympics sia una realtà talmente bella e importante che è nostro compito condividerla e diffonderla il più possibile La mia definizione è persone magnetiche perchè come i magneti, una volta che entri a contatto con loro, ti trasmettono un’energia tale che non riesci più a distaccartene“. 

David Melchiorre, atleta Special Olympics,  e Stefano Mariantoni, insegnante di scienze motorie e mentore,  hanno portato l’esperienza dei Mondiali di Abu Dhabi da un altro punto di vista: “Abbiamo partecipato al Summit mondiale dei Giovani leader di Special Olympics. Lì ci siamo confrontati con gruppi di 35 paesi di tutto il mondo e abbiamo presentato un progetto per aumentare i volontari stabili in Special Olympics nel nostro territorio, con una formazione rivolta agli studenti anche attraverso i social. ad Abu Dhabi con noi c’era, Luisa Lorè, atleta partner.Vorremmo che tutte le idee del summit si avverassero. Si è parlato di “Unified Generation”, cioè una generazione unificata, dove tutti possono partecipare e sentirsi attivi. Questo si può fare se guardiamo le persone non dal lato delle difficoltà, ma delle capacità. Un altro insegnamento che ci è rimasto impresso è l’idea che noi giovani non siamo il futuro, ma il presente, e che dobbiamo avere subito la possibilità di esprimere quello che sappiamo fare”. Mentre David vuole essere chiamato semplicemente con il suo nome, Stefano ha proposto la definizione di persone Bis- Abili, doppiamente abili.

Eleonora Ferrari, Tecnico della pallavolo Unificata, che ha portato l’esperienza del mondiale da un ulteriore punto di vista: “l’incontro e la condivisione con atleti e tecnici di altri paesi, che vivono e condividono con te quell’evento mondiale così straordinario e la medesima mission, ti catapulta in una dimensione sociale unica. Ti permette altresì di confrontarti con altri tecnici, di tutti i paesi del mondo. Posso dire che siamo spesso un esempio per gli altri, sempre ad un palmo di mano a livello internazionale grazie anche al sistema scolastico italiano inclusivo e grazie a tutti voi che lavorate ogni giorno sul territorio”.

Due mamme, Irene Caruso e Milena Cardillo, rispettivamente del piccolo Filippo e di Alessio ed Emanuele, hanno raccontato la loro esperienza dal momento iniziale e molto difficile della diagnosi, passando per la voglia di cambiare, l’incontro con Special Olympics e la rinnovata speranza di un mondo migliore, pronto ed accogliente nei confronti dei loro figli. La definizione delle persone con disabilità è super-eroi.

il Meeting con i Direttori Regionali e Provinciali e con i Coordinatori Tecnici regionali è proseguito poi con la fase di programmazione dove sono state condivise le strategie e programmi che favoriscano sempre più la diffusione di uno sport educativo ed inclusivo, nelle Scuole, nelle Società Sportive, in modo uniforme e capillare su tutto il territorio nazionale. A partire dalla settimana europea del basket a novembre, passando per i Nazionali Invernali a Sappada e la Volley Week a febbraio e per la Football Week nel mese di maggio, l’anno sportivo si concluderà con i Giochi Nazionali Estivi a Varese dal 13 al 18 giugno 2020. Tutte occasioni per promuovere cultura attraverso lo sport.

Al centro, come in ogni iniziativa Special Olympics, c’è sempre il benessere dell’atleta, quello psicofisico e sociale. C’è la ferma volontà di creare, attraverso lo straordinario potere dello sport, le condizioni ideali per promuovere l’inclusione, un valore fondamentale di una società sana ed accogliente.


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