In principio
Giulia aveva difficoltà a relazionarsi con i suoi coetanei che tendevano ad isolarla, Mario, cresciuto in campagna in una famiglia di contadini, numerosa e semplice, non aveva mai avuto l’opportunità di viaggiare, Luisa credeva che non avrebbe più potuto coltivare la sua passione, Alessandro voleva a tutti i costi seguire la pista di suo fratello maggiore, istruttore di sci.
Eravamo partiti così, con alcuni esempi di vita, storie vere, fatte di coraggio e determinazione per raccontare i 34 atleti azzurri chiamati a rappresentare l’Italia ai Giochi Mondiali Invernali Special Olympics. Il grande evento che in Austria, dal 14 al 25 marzo, ha coinvolto 2700 atleti con e senza disabilità intellettiva, provenienti da ogni parte del mondo, uniti dalla profonda volontà di dimostrare che lo sport è uno straordinario mezzo in grado di generare inclusione e di anteporre alle differenti capacità il rispetto comune di ogni atleta, di ogni essere umano; dallo sport, alla vita. Ci sono riusciti.
I Giochi Mondiali in Austria e il valore della medaglia
Sotto gli occhi ammirati di 3.000 volontari, 1.100 coach, circa 20.000 spettatori in loco e milioni attraverso i canali televisivi di tutto il mondo, le gare hanno presentato in totale 9 discipline degli sport invernali: pattinaggio artistico (tradizionale e unificato), pattinaggio di velocità su ghiaccio, floorhockey (tradizionale e unificato), floorball (tradizionale e unificato), corsa con le racchette da neve, sci alpino, sci nordico, snowboard e stickshooting.
Gareggiando “con tutte le forze”, così come recita il giuramento dell’atleta Special Olympics, nello sci alpino, nel nordico, nella corsa con le racchette da neve e nello snowboard, gli azzurri sono rientrati in Italia con all’attivo 13 Ori, 9 Argenti e 14 Bronzi ma, al di là delle medaglie conquistate, c’è un traguardo, oltre i gradini di un podio, che è stato sicuramente tagliato. Si trova dentro ad ogni singolo atleta che, attraverso la partecipazione ad un evento di tale portata, ha preso piena coscienza delle proprie potenzialità, è cresciuto in autonomia, socialità ed apertura al mondo, un mondo sfaccettato, fatto di 106 colori, culture, tanti quanti erano i paesi partecipanti all’evento, uniti sotto un’unica bandiera, quella dell’inclusione.
Così, ai Giochi Mondiali in Austria come, a dire il vero, in ogni evento Special Olympics, è molto facile diventare spettatori di gesti altamente improbabili in altri contesti, non solo sportivi: c’è chi gioisce al traguardo all’unisono con l’avversario più vicino, non perché non comprenda il valore di una medaglia, ma perché sa che la sfida da vincere è, prima di tutto, con se stessi. C’è chi, durante la gara, si ferma per aiutare chi si trova in difficoltà e chi, nonostante le proprie difficoltà, vuole terminare ad ogni costo il suo percorso.
La corsa di Luciano
E’ successo in Austria, per esempio, a Luciano, atleta azzurro che nella finale dei 100 metri di corsa con le racchette da neve è finito a terra quasi subito perdendo l’attrezzatura. Nella caduta una ciaspola è scivolata via. Luciano si è rialzato subito, ha preso sottobraccio la ciaspola più vicina, guardandosi attorno, è corso per recuperare anche l’altra e poi non ha esitato a correre ancora, a piedi, verso il traguardo. Tutto il pubblico che era lì ricorderà quella gara, soprattutto per lui, quell’ atleta azzurro alto e smilzo che ha raggiunto comunque il traguardo e lo ha fatto con il sorriso. Luciano al suo Mondiale ha perso l’attrezzatura, perdendo anche l’opportunità di classificarsi, ma non ha perso il sorriso e la tenacia, anzi ha dimostrato di essere diventato un uomo e un atleta.
In molti quel giorno, vedendolo, non hanno trattenuto le lacrime dalla commozione, compreso suo padre, che era lì a bordo pista: “L’immagine di Luciano che corre in solitaria, quando ormai gli altri atleti hanno tagliato il traguardo la ricorderò per sempre. Ringrazio tutti di cuore, organizzatori, tecnici e staff, per aver permesso a Luciano di raggiungere questo risultato. Sono un papà orgoglioso.”
Il cambiamento di prospettiva con la Unified Generation
C’è da aggiungere, se vogliamo, un’altra considerazione che, rimanendo in ambito sportivo, potremmo chiamare “il rovescio della medaglia”
Tim Shriver, Presidente di Special Olympics International, in Austria ha ribadito: «Non siamo noi ad accettare queste persone nel nostro mondo, sono piuttosto loro che lasciano noi entrare nel loro universo regalandoci qualcosa di unico. Basta una sola visita ad una gara di Special Olympics, per appassionarsi. È sufficiente scambiare qualche parola con questi atleti, allenarsi con loro per cambiare il mondo». Ecco allora che, a ben guardare, gli agenti principali del cambiamento, del processo di integrazione e di inclusione nella società, sono proprio le persone cosiddette “normodotate” che scelgono di mettersi in gioco per abbattere barriere e pregiudizi di sorta. Le persone con disabilità intellettiva, dal canto loro, tendenzialmente sono già incluse, pronte come sono ad entrare in una squadra sportiva unificata, a mettersi in gioco con spontaneità ed apertura.
A tal proposito, parallelamente ai Giochi Mondiali Invernali, in Austria si è tenuto il “ Generation Unified Summit” che ha riunito giovani atleti e partner provenienti da tutto il mondo. Per l’Italia Paolo Aquilio e Matteo Gioia dall’Aquila hanno testimoniato come la loro amicizia, nata grazie alla stessa passione per la pallacanestro, ha poi finito per coinvolgerli nella quotidianità, rendendoli essi stessi primi promotori del cambiamento sul loro territorio.
Alla fine dei Giochi, il lieto fine
Giulia aveva difficoltà a relazionarsi con i suoi coetanei, oggi torna a casa con una medaglia di bronzo nello sci alpino e una copiosa collezione di spillette che ha scambiato con gli atleti di tante nazionalità diverse. Mario, cresciuto in campagna in una famiglia di contadini, non aveva mai avuto l’opportunità di viaggiare, oggi torna a casa con un quarto posto nei 100 metri di corsa con le racchette da neve, e non vede l’ora di correre ancora.
Luisa, dopo un brutto incidente, temeva che non avrebbe più potuto coltivare la sua passione, oggi torna a casa con una medaglia d’oro nello slalom, sci alpino, ed un sorriso più grande di lei.
Alessandro voleva a tutti i costi seguire la pista di suo fratello maggiore, istruttore di sci, oggi è più vicino perché torna a casa con la medaglia d’oro nel Super G.
E poi ancora, c’è Daniele che, tra la sue principali virtù, possiede il desiderio continuo di mettersi alla prova, oggi torna a casa con la medaglia d’oro nello sport invernale forse più impegnativo: lo snowboard.
E Luciano? L’atleta azzurro alto e smilzo, oggi continua ad usare la sua arma vincente, il suo sorriso, in un bar di Lucca dove lavora dietro al bancone. Naturalmente continua ad allenarsi e sogna un’altra opportunità.
Nel 2019 in Medio Oriente
Il prossimo evento internazionale, che vedrà anche la partecipazione di una Delegazione Italiana, sarà in occasione dei Giochi Mondiali Estivi Special Olympics che si terranno ad Abu Dhabi, dal 14 al 21 marzo 2019. Timothy Shriver, Presidente di Special Olympics, ” Non esiste posto migliore o più forte di Abu Dhabi per invitare il mondo ad unirsi a celebrare lo sport, a celebrare le persone di tutte le culture e per dimostrare al mondo che le divisioni possono essere cancellate. Siamo entusiasti all’idea che siano di Special Olympics i primi Giochi Mondiali di questa di grandezza organizzati nel Medio Oriente del Pianeta”.
Grazie agli atleti del team Italia
Sci alpino: Chiara Anghileri, Peter Paul Blaas, Raffaele Boscolo, Michael Carollo, Giulia Colombi, Alessandro Dressadore, Francesco Dho, Michele Fedi, Simone Mollea, Luisa Polonia, Alice Pozzoni, Andreas Psaier.
Snowboard: Daniele Carlini, Stefania Moro.
Racchette da neve: Mauro Boscolo, Sergio Balbis, Marisa Carrozzo, Martina Casagrande, Gianluca Garzetti, Sara Grassi, Mario Maria Palmeri, Adrien Proust, Luciano Ragghianti, Annalisa Zemignan,
Sci di fondo: Paola Begliardo, Marco Casalini, Mauro Carissimi, Mirco Cavalli, Laura Giambrone, Tobia Kostner, Roberto Lolla, Valter Magatelli, Valentina Pettinacci, Matilde Zipoli.