Testimonianze dai Giochi Mondiali Special Olympics, Berlino 2023

“È sempre molto difficile parlare di un mondiale, riportare con la stessa forza le sensazioni che lascia un evento così importante – racconta Chiaristella Vernole, il Capo Delegazione – All’inizio del percorso I nostri Atleti sono sempre molto timidi poi, con il passare dei giorni, ho osservato delle trasformazioni incredibili. Hanno dimostrato di sostenere ritmi incalzanti dettati da giornate sportive dense di match o gare. Capacità di adattamento e competenze di autonomia, socievoli nei confronti di altri Atleti superando l’ostacolo della lingua differente. Hanno interagito costruttivamente nei riguardi di realtà completamente diverse dalla loro quotidianità. Hanno gestito i momenti di stress emotivo dovuto alla lontananza dai familiari o nelle fasi sportive più importanti, hanno saputo cogliere con gioia e felicità ogni singola opportunità a loro dedicata dimostrando orgoglio nel rappresentare la squadra italiana. In un evento mondiale Special Olympics ti rendi conto che si può e si deve fare qualcosa in ogni ambito. Il ” nessuno escluso ” diventa realtà, ti confronti con persone provenienti da tutte le parti del mondo che perseguono l’obiettivo comune di progettare, avere idee concrete per dimostrare le capacità delle persone con disabilità a più livelli. Tutto ruota intorno agli Atleti La realizzazione tangibile di ciò che il Movimento di Special Olympics offre attraverso lo sport. È un percorso di vita all’interno del quale gli Atleti, le famiglie si ritrovano e si confrontano per crescere e migliorare la qualità della vita. Il mondiale ti attraversa …. I cambiamenti dopo un mondiale sono indelebili negli occhi delle persone che lo hanno vissuto.

“Berlino…i Mondiali… Special Olympics…Ogni volta che ci penso mi si riempie il cuore di gioia.
Sono davvero tornata arricchita, ho avuto la possibilità di conoscere tante persone stupende che hanno reso questa mia esperienza indimenticabile.
Ogni tanto non ho davvero parole per esprimere quanto io sia contenta e grata di aver avuto l’opportunità di partire.

Sono inoltre davvero orgogliosa di Alessia e Andrea, ero lì soprattutto per loro, per poter realizzare il nostro sogno.
Nel giro di questi pochi anni che li conosco li ho visti crescere e migliorare, sono davvero fantastici e si meritano davvero ogni momento vissuto a Berlino. Special Olympics per quelle 2 settimane circa è stata una grande famiglia. Il sostegno e il tifo ricevuto durante ogni partita ha dato tanta carica sia a me che a loro, ma è stato altrettanto bello correre da una palestra all’altra per sostenere gli altri. È stato stupendo anche andare alla ricerca di spille e maglie, tutti ricordi da conservare… ogni spilla o maglia oramai corrisponde ad una persona o ad un momento.
Porterò nel mio cuore ogni momento, ogni emozione e ogni amico trovato”.

[ Stefania Herendeu – Atleta Partner Badminton]

[Cronaca di una Finale – Testimonianza di un Atleta Partner]
Tie break. Finale mondiale 1º – 2º posto, volleyball mixed. SO ÖSTERREICH – SO ITALY.
13 a 12 per loro. Li rimontiamo, sono sicuro. Riceviamo noi, Juri alza una palla morbida e precisa. Ire, il nostro martello, ha il compito di riportarci in parità. Sono dietro di lei e penso: in tutto il mondiale avrà sbagliato solo due o tre attacchi… Ora la schiaccia, come solo lei sa fare, ribaltiamo il risultato e… andiamo a vincere l’oro!
Credo si chiamino “neuroni specchio”, sono quei neuroni che involontariamente si attivano quando ripetiamo istintivamente gesti compiuti da altri nel medesimo istante. Irene colpisce. Poi si inginocchia, si porta le mani sul viso e, nello stesso momento, cado per un attimo anch’io con lei, di fronte a lei.
Quella palla, purtroppo, finisce sulla rete. 14 a 12.
Juri, il nostro “Kapitän”, è il primo a tenderle la mano. Ci rialziamo, ci abbracciamo e provo ad incoraggiarla: non è mica da questi particolari che si giudica una… giocatrice. Testa alla prossima palla! L’ultima, purtroppo.
Battono loro. Ace. Medaglia d’argento.
Non sarà una magra consolazione, ma insieme alla Silver Medal abbiamo ricevuto per tutto il torneo applausi e complimenti da tifosi, giudici, volontari, atleti e coach di altre nazioni per il nostro spirito “UNIFIED”: magari in altri contesti sportivi varrà meno, ma qui, per molti, conta più di vincere.
Unificati, dentro e fuori dal campo. Questo siamo stati, fino all’ultimo punto. Per questo saremo ricordati.
L’idea di far competere insieme atleti ed atleti partner, provando a pareggiare i diversi livelli e le diverse abilità, è un qualcosa di visionario, rivoluzionario: credo sia tra le vette più alte che Special Olympics abbia toccato nel percorso verso una piena integrazione delle persone con disabilità intellettiva.
Durante la conferenza stampa di presentazione della delegazione italiana al CONI, ancor prima della partenza per Berlino, con il microfono tremolante tra le mani, ho confessato che “diventare un atleta partner è stata sicuramente l’esperienza più appagante della mia vita”. E non eravamo ancora partiti…
È passato “solo” un mese da quel meraviglioso viaggio, ancora poco per lasciarmi andare con l’elenco dei ricordi e delle emozioni. Troppe, e troppo difficili da raccontare. Voglio custodirle gelosamente un altro po’, come fosse stato tutto un lungo sogno… dal quale non mi voglio ancora svegliare!
Per ora, l’unica cosa che posso urlare, è un sincero GRAZIE SPECIAL OLYMPICS.
Ps. Tra le millemila cose nuove che ho scoperto durante i giochi mondiali di Berlino c’è anche che “SO ÖSTERREICH” si traduce semplicemente con “Special Olympics Austria”. Lo sapevate?

Piero Fasano – Atleta Partner Pallavolo Unificata

 

 

 

 
[Testimonianza di un Volontario]

“Ci ho messo del tempo a decidere di candidarmi come volontario ai Giochi Mondiali di Berlino 2023. Sono Francesco, fratello di Silvia, un’ Atleta, ed ogni volta che mia sorella tornava da un allenamento o da delle competizioni aveva il sorriso stampato sulla faccia, qualunque cosa fosse successa lei era felice. Vedendo questo come potevo non offrire il mio contributo affinché migliaia di Atleti da più di 190 paesi diversi si potessero sentire come mia sorella? Il mondo, o meglio la famiglia Special Olympics ho scoperto che dona agli Atleti dei beni solo apparentemente secondari ma che, in realtà, si sono rivelati preziosissimi: la felicità e la spensieratezza. Al mondiale ho visto creare rapporti indissolubili che so andare avanti nonostante la distanza fisica, ho visto ragazzi introversi che con il tempo hanno imparato a stare con gli altri creandosi degli amici ed ho visto tutti impegnarsi costantemente per creare qualcosa di unico, di una potenza morale infinita. Questa potenza è proprio Special Olympics.”

 
[ Testimonianza di una mamma – Appunti di viaggio ]
Maria Antonietta era salita su un aereo soltanto una volta, trentacinque anni fa, per il suo viaggio di nozze alle Canarie. Maria Antonietta è la mamma di Alessandro Gabrielli, Atleta romano di San Polo dei Cavalieri, tra i magnifici dieci del calcio a cinque unificato che ai Giochi Mondiali Special Olympics di Berlino sta per giocarsi l’accesso alla finale per l’oro con la Germania padrona di casa.
 
La sua è una storia piena di coraggio, perché tra le migliaia di familiari che hanno raggiunto la Germania, il gesto della mamma di Alessandro, tra mille difficoltà, interpreta in pieno lo spirito del giuramento che ha sentito tante volte pronunciare da suo figlio. Viaggiare da sola, senza un accredito, senza dati roaming sul telefonino, con il problema della lingua a complicare ogni cosa. Un’avventura colorata di azzurro. Un viaggio organizzato in poche ore, grazie ad una sua amica.
 
“Il 16 giugno con Mariaelisa abbiamo fatto tutto – ricorda la mamma di Alessandro – volo e hotel. Alessandro non voleva che spendessi tutti quei soldi, mi diceva di stare tranquilla, ma io sapevo quanto ci tenesse, in fondo. Ho sempre seguito ogni sua partita, come facevo a mancare nel momento più bello ed emozionante della sua esperienza calcistica? No, io dovevo esserci”.
 
La trasferta di mamma Maria Antonietta comincia all’alba di giovedì 22 giugno: “Ho preso il treno da Tiburtina per Fiumicino alle cinque e venti – racconta – la squadra era alla vigilia della semifinale con la Germania e io ero un po’ preoccupata perché non avevo idea di come orientarmi e non sapevo farmi capire. Il mio telefono non era connesso a Internet e non riuscivo a comunicare con la mia amica che aveva organizzato anche il trasferimento nel mio hotel. Poi per fortuna ho potuto mettermi in contatto con lei. Pian piano, anche con l’aiuto di qualche tedesco gentile, tutto è andato per il verso giusto, anche se in alcuni momenti ho pensato proprio di non farcela”.
 
Alessandro ha un carattere allegro, solare. Ma venerdì il sole è nascosto da nuvole cariche di pioggia. È il giorno di Germania-Italia e mamma Maria Antonietta deve prendere confidenza con la fitta rete di trasporti berlinese, anche qui ci mette tutto il suo impegno per raggiungere l’Olympiastadion da Schumacher Platz. Quaranta minuti di metro con un cambio.
 
“Finalmente sono arrivata al parco olimpico, dove si stava per giocare la semifinale. Non avendo l’accredito non mi lasciavano entrare. Poi devo aver fatto breccia nei loro cuori. Ero fuori dalla rete anche il giorno della finale e solo grazie all’intervento dei membri dello staff di Special Olympics Italia sono riuscita a passare. Loro sono rigidi, ma hanno capito che i grandi sacrifici fatti per arrivare a vedere giocare mio figlio meritavano uno strappo alla regola”.
 
Alessandro, galvanizzato dalla presenza di sua madre, segna il gol che chiude la sfida con la Germania, come nel 2006 aveva fatto un altro Alessandro. È il 5-3 che spalanca le porte per la finale col Porto Rico, squadra ostica, a cui l’attaccante romano dell’Albano Primavera ha già segnato nella sfida del divisioning.
 
“Vivere queste due partite da bordo campo mi ha regalato grandi emozioni – aggiunge mamma Maria Antonietta – perché so quanto era importante per Alessandro quest’esperienza. Lui ha un bel rapporto con il gol. Sa che il suo compito è concludere le azioni dei compagni e ci teneva tanto a fare bene in quest’ultima partita. Quando ha segnato il suo rigore non so descrivere quello che abbiamo provato entrambi. Un sogno che si realizza, da protagonista, nella nazionale che ha vinto l’oro. Vederlo con la medaglia è una grande soddisfazione e sono sicura che questa esperienza lo abbia fatto crescere, aumentando la sua consapevolezza per tutto quello che potrà fare nella vita. Ma una medaglia me la do pure io, per essere riuscita a superare tanti ostacoli, andando oltre i miei limiti”.
 
A proposito di consapevolezza, ora il prossimo gol di Alessandro si chiama lavoro: “Ha svolto tante attività in passato, ma nessuna gli ha mai dato sicurezza – conclude sua madre – lui sogna di lavorare in una libreria, ma farebbe qualsiasi cosa pur di sentirsi impegnato e aiutare così la famiglia. Ha avuto anche una bella esperienza con il servizio civile, a contatto con tante persone anziane che apprezzavano il suo spirito allegro. Spero che questa medaglia d’oro gli dia tanta fiducia per tentare di far gol anche nel mondo del lavoro. Sono sicura che ce la farà, come sempre”.
 

[Testimonianza di una Volontaria – un dono]

 
Un’occasione unica. I Giochi Mondiali così vicini, neanche due ore di aereo. E allora mi sono detta…perché no?
Sono nel mondo Special Olympics da tanti anni e poter vivere i Giochi Mondiali era un dono.
Mi iscrivo, prenoto, comincia l’iter, Il training, i contatti continui da parte dello staff tedesco.
Arrivo a Berlino il 17 e posso vivere dagli spalti di un incredibile stadio la Cerimonia d’apertura. Colorata, gioiosa, movimentata e con alcuni errori. Questi errori che rendono unico e vero questo mondo così imperfetto da essere perfetto. Ho fatto servizio al cycling, addetta agli spettatori.
Energia continua, risate, occhi, casino..la stanchezza non si è mai fatta sentire. Amicizie e risate…ci si capiva solo perché eravamo lì. Un linguaggio unico, quello dell’amicizia più pura.
Un’organizzazione che mai mi ha lasciato sola. Una città invasa dal colore viola dei volontari. Essere riconosciuta ovunque, persone che ti chiedevano..
Sono partita da sola, ma non mi sono mai sentita sola. Questo è Special Olympics, in ogni parte del mondo.
 
 

 

 
[Testimonianza di un Coach – Athletes First]
La matricola head coach delle bocce è tornato a casa col cuore colmo e con tantissimi ricordi intensi, che difficilmente si diraderanno nel breve termine. E voleva lasciare un pensiero a tutto lo staff. Ho sentito *VERAMENTE* di fare parte di una delegazione unita, in ogni momento mi avete fatto sentire protetto, supportato e in alcuni casi addirittura coccolato. Da un semplice saluto mattutino, allo scambio di pareri tra discipline, a consigli su come gestire certe situazioni extra bocce, ai complimenti per i risultati ottenuti dai miei ragazzi, al supporto e REALE PRESENZA nei momenti delicati (ne ho avuti più di uno), a Moreno che dall’italia interviene per districare rapidamente una situazione complicata che non potevo risolvere nell’ immediato (perché impegnato in campo con i miei atleti), fino a Stella, capodelegazione, che mi va a prendere delle barrette perché impossibilitato ad andare a pranzo! Tutto questo mi ha permesso di svolgere -spero al meglio- il mio compito principale di head coach, che non era quello di far vincere piu medaglie possibili ai miei atleti, ma era quello di “athletes first”: proteggere e tutelare i miei ragazzi, per permettere loro di rimanere sereni e rendere al 110%, per poter tentare con tutte le loro forze! Grazie a tutti voi

Go Italy 🇮🇹

 

Marco Zuliani – Head Coach Bocce
 
[Ho]

Ho sentito voci, accenti e canti
Ho visto mille colori e sorrisi aperti
Ho ascoltato il suono degli applausi ed il gridare dagli spalti
Ho camminato tra tantissimi Paesi senza accorgermi di essere sempre in uno stesso luogo
Ho toccato mani di tutti i colori e tutte avevano lo stessa passione
Abbiamo sentito l’orgoglio di essere italiani
Abbiamo visto persone abbracciarsi anche se di paesi lontani
Abbiamo ascoltato le urla di gioia degli Atleti, a volte la loro delusione
Abbiamo camminato stretti stretti per entrare nell’Arena, un’unica grande emozione!
Abbiamo toccato il cielo con un dito ogni volta che un Azzurro ha esultato ed ha elevato le mani

Ho respirato l’amore di chi prova amore
Abbiamo respirato la gioia di chi crede in una società migliore
Ho creduto di non essere all’altezza di tanto sentimento
Abbiamo creduto di dover dare il massimo in ogni momento
Credo di aver amato follemente indossare i colori del mio Paese ed urlare ad ogni Atleta “ce l’hai fatta!

Daniele Ricci – Staff Special Olympics Italia

(Testimonianza di un’Atleta Special Olympics, Serena Gatta]
“Ciao, mi chiamo Serena Gatta, ho 39 anni, pratico sport, tennis, atletica con la mia associazione che si chiama bresciana”non solo sport “.

Sono stata convocata ai Giochi Mondiali Special Olympics che si tenevano a Berlino nella disciplina del tennis. Si è avverato il mio sogno nel cassetto che lo tenevo nel mio cuore. Ho vissuto grandi emozioni: paura, gioia, felicità e tante altre che non riesco a spiegare. Per la prima volta sono salita su un aereo prima da Roma a Berlino e poi al ritorno 2 volte, da Berlino a Roma e da Roma a Milano. Devo dire che è stato un altro sogno che si è avverato, un grande regalo da questa esperienza. All’ inizio ho avuto un po’ di brividi e il cuore mi batteva forte però poi mi è passato tutto e mi sono goduta il viaggio.

Arrivata a Berlino, con tutti gli Atleti della delegazione italiana abbiamo trovato tante persone che ci hanno accolto con grande calore e facevano il tifo per noi gridando, forza Italia e forza ragazzi.

Ho vissuto 15 giorni stupendi, ho conosciuto meglio la mia squadra e ci siamo molti aiutati, ci vogliamo molto bene spero tanto di incontrarci di nuovo.

Ho conosciuto e ho fatto amicizie con atleti di tutto il mondo, ci siamo scambiati le spillette delle nostre nazioni.

Per me questa esperienza e stata ricca di conoscenze e cose imparate.

Prima ad Hannover circa per giorni di Host Town. Al mattino giocavamo a tennis, il pomeriggio giravamo per la città. Poi da Hannover ci siamo trasferiti a Berlino dove di fatto si sono disputati i Giochi.

Un altro evento pieno di gioia e meraviglia e stata la Cerimonia di Apertura dei Giochi allo stadio, pieni di colori, musica, spettatori di tutto il mondo e tutti gli Atleti che sfilano uniti al centro. Devo dire che è stata un’esperienza che porterò con me per sempre tanto è stata intensa.

Un altro bel ricordo che resterà nel cuore è avere avuto la possibilità di giocare con 2 campionesse mondiali di tennis.

Insieme alla mia squadra di tennis e composta da Martina Chiaretta, Alessandro Cumerlato, Marco Cicolani e due coach Beatrice e Roberto e ho avuto grandi soddisfazioni, abbiamo portato a casa felicità gioia, e medaglie: 2 posto singolo medaglia d’argento al 3 posto doppio con la mia compagnia Martina Chiaretta medaglia di bronzo, un ringraziamento va ai meravigliosi e pazienti coach con i loro suggerimenti ci hanno aiutato e sostenuto in questa grande avventura.

Un altro grande grazie va a Luca, il mio maestro di tennis che mi ha preparato ai Giochi.

Ho usato tutta la mia forza e il mio impegno in questi Giochi che mi hanno dato felicità e gioia.

Vorrei ringraziare la mia Associazione “Bresciana non solo sport”, la mia famiglia, la mia associazione cooperativa il ponte, il sindaco del mio Comune Moris Cadei, lo staff di Special Olympics Italia e tutti”.

Serena Gatta

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