All`età di 9 anni la sua prima palestra, da allora non ha più smesso…

Gianpietro Zanchi è l’unico umbro presente nella Delegazione Italiana composta da 101 Atleti, con e senza disabilità intellettiva, convocati per i Giochi Mondiali Special Olympics di Los Angeles, in programma dal prossimo 25 luglio al 2 agosto. Una convocazione, nella disciplina della ginnastica artistica, non arrivata per caso ma frutto di un lavoro costante iniziato all’età di nove anni; un lungo percorso in cui lo sport ha avuto un ruolo importante nella sua crescita e nella formazione del suo carattere. 

La Storia
Gianpietro ha 19 anni, vive con i genitori ed i suoi due fratelli a Città di Castello, in provincia di Perugia. La mamma, di origine giapponese, ricorda la sua nascita e le prime grandi preoccupazioni. Quando è nato – racconta – i pediatri non hanno subito riconosciuto il suo problema. Hanno pensato che era un neonato con occhi a mandorla e con una grave ipotonia; ci sono voluti ben 14 lunghi giorni per scoprire la presenza di un cromosoma in più. Come tanti altri ragazzi con la Sindrome di Down, ha affrontato due interventi al cuore; quando era piccolo era talmente debole che tantissime volte abbiamo dovuto sentire: “Questo bambino non passerà la notte”. Ma che meraviglia la vita! Il nostro bambino debole è diventato un ragazzo forte, spiritoso e anche un pò vanitoso. Ha sempre creduto in quello che faceva e noi come genitori lo abbiamo stimolato e supportato in ogni genere di attività, sia scolastica che sportiva. Gianpietro studia, ha dato la maturità quest’anno,con lo stesso impegno svolge settimanalmente gli allenamenti, si rifà il letto da solo ed aiuta la mamma nelle quotidiane faccende di casa. Pensa che impegnandosi tanto quando sarà grande, così dice lui, non sarà più Down, potrà abitare da solo, guidare l’automobile come suo fratello maggiore e magari tornare a Gardaland per andare sulle montagne russe dove una volta non l’hanno fatto salire. Lui è normalissimo: piange, ride, soffre e sogna come noi. Gli dico – prosegue la madre – che rimarrà sempre un ragazzo con Sindrome di Down, ma che ha un cromosoma in più e non in meno, quindi sarà sempre migliore, che è come gli uomini evoluti di X-Men. 

Lo Sport
Nello sport, Gianpietro ha trovato un mezzo per esprimersi, uno spazio dove poter mostrare le sue abilità, divertendosi e vivendo forti emozioni. Gli allenamenti hanno fortificato il suo fisico e affinato la sua tecnica; ma il significato più profondo va ricercato nell’opportunità di dimostrare coraggio, riconoscimento sociale e soprattutto gratificazione personale. Già da molto piccolo – ricordano i genitori – amava ballare, il papà lo portò, all’età di nove anni, in una palestra e da quel giorno non ha voluto più smettere: la ginnastica artistica è diventata una sua grande passione. L’impegno gli ha permesso di imparare tante cose che non pensava di riuscire a fare come ad esempio la capovolta. Special Olympics e i Giochi Mondiali rappresentano un forte riconoscimento che lo rende felice ed orgoglioso al di là della medaglia. Porterà la sua famiglia sino a Los Angeles per vederlo gareggiare e conquistare una maggiore autonomia. Che gioia – afferma Gianpietro – l’America mi ha sempre affascinato e fra pochi giorni potrò andarci da Atleta, in rappresentanza del mio paese. Mi sto allenando per affrontare le gare con la giusta concentrazione, sarà emozionante sentire gli applausi di tante persone che ti guardano, darò il meglio di me stesso. 
Gianpietro hai tutto il tuo futuro davanti – conclude la mamma – sei una bella persona; quando sta vicino a te la gente comincia a sorridere, diventa più dolce e gentile e inizia a riflettere. Forse un giorno avrai una moglie per condividere la tua vita e avrai una casa sul mare come desideri tu. Oggi, goditi le emozioni per questa nuova esperienza di sport e di vita che ti attende. La mamma, il babbo e i tuoi fratelli ti fanno un grande in bocca al lupo per la tua nuova avventura a Los Angeles. 

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