Dentro al cuore tutte le emozioni che un essere umano può provare

“Grazie Special Olympics!
Grazie per averci permesso di vivere la meravigliosa avventura dei Giochi Mondiali invernali in Austria. Giulia è tornata stanca ma entusiasta, credo, come tutti gli atleti che hanno partecipato a questa impegnativa trasferta perché bastava guardarli negli occhi per capire quanto erano felici.
Lo straordinario clima che ha accompagnato questo evento e l’atmosfera dei giorni trascorsi in Austria sono indescrivibili. Tutte le manifestazioni Special Olympics regalano sempre emozioni diverse e indimenticabili e questa dei mondiali, per chi l’ha già provata e per chi avrà la fortuna di provarla, ti fa arrivare all’apice.
Il mondo si unisce attorno a questi atleti meravigliosamente speciali che con la loro forza, il loro coraggio, la loro determinazione, la loro tenacia, ma soprattutto la loro purezza, la loro umiltà e la loro semplicità ci permettono di entrare nel loro universo e di vivere qualcosa di unico regalandoci gioia.
Noi genitori, di ogni nazionalità, ci siamo uniti: abbiamo pianto, riso, incitato, applaudito, ballato, cantato tutti insieme, facendo crollare ogni tipo di barriera.

I complimenti vanno a tutti: collaboratori, tecnici, capi delegazione, accompagnatori, volontari che hanno lavorato per la riuscita di questi Giochi Mondiali nel migliore dei modi.
Dopo aver vissuto per 10 giorni in un’altra dimensione siamo tornati alla vita quotidiana con un bagaglio arricchito e con il cuore gonfio di tutti i sentimenti e tutte le emozioni che un essere umano può provare.
Un abbraccio particolare a tutti i genitori che hanno condiviso con noi tutto questo.

Raffaella e Flavio Colombi

 

 

Partecipare agli eventi, internazionali dona agli atleti una grande opportunità di mettersi in gioco, aprirsi alla conoscenza di altre culture, di crescere rendendosi più autonomi e consapevoli delle proprie potenzialità. Una possibilità che, quando viene colta e vissuta nella sua interezza, coinvolge non solo l’atleta ma anche la sua famiglia e tutta la sua rete di relazioni, da quella scolastica o lavorativa, a quella amicale e a quella più estesa della comunità in cui l’atleta vive.
Si torna a casa con un bagaglio più ricco, non soltanto per il peso delle medaglie conquistate sul podio, ma anche, e soprattutto, per l’esperienza appena vissuta che, quando è condivisa, in primis con la propria famiglia, genitori, fratelli e sorelle, moltiplica il suo valore.


 

La voce di Annamarta Piccirilli, mamma di Paolo:
“La vita è strana. A volte ti ruba e a volte ti dona. Venti anni fa quando sono nati Paolo e Luigi non ho potuto gioire della maternità tanto attesa. Il solo pensiero che Paolo avesse un cromosoma in più mi fece piombare nel buio assoluto, davanti a me l’ignoto. La società come l’avrebbe accolto?
Il problema non era Paolo, lui avrebbe avuto, insieme a Luigi, tutto l’affetto in famiglia, il problema erano gli altri.
Così cominciò l’avventura tra mille difficoltà ed impegni, gestire due bambini della stessa età, ma diversi, non è stato facile. Soprattutto non è stato facile gestire Luigi perché paradossalmente il bambino più vulnerabile era proprio lui, LUIGI.
Paolo, se oggi é quello che é, lo deve soprattutto al fratello che é stato uno stimolo fin dai primi giorni del loro concepimento.

Questa é la mia convinzione che mi porterò dentro fino alla fine dei miei giorni.
Durante i Giochi Mondiali Invernali ho gioito insieme alla mia famiglia per ciò che mi stava offrendo la vita e quella paura che si era appropriata di me 20 anni fa sta scemando grazie anche a Special Olympics che è riuscito a coinvolgere i giovani e ha mostrato loro come realmente si può costruire una Società migliore. IL VENTO STA CAMBIANDO!!”

 

La testimonianza di Luigi Aquilio, fratello di Paolo: “Il legame che si crea tra due fratelli è in genere molto forte, quando la vita ti fa crescere insieme ad un fratello gemello, il legame, se possibile, è ancora più intenso. Io e Paolo siamo fratelli gemelli eterozigoti. Il nostro rapporto, a dire il vero, è stato condizionato molto dal mio atteggiamento mutevole.
Chiaramente non ho subito compreso che Paolo avesse un cromosoma in più, per me era semplicemente mio fratello e mi relazionavo a lui in modo spontaneo. La conoscenza della Sindrome di Down è stata lenta e graduale. Quando ho cominciato a notare le sue prime difficoltà, ho maturato in me due atteggiamenti diversi, entrambi assolutamente poco utili rispetto a ciò che volevo ottenere, da lui e dal resto del mondo. Se da un lato, infatti, quando eravamo soli, cercavo di spronarlo, anche arrabbiandomi duramente, per tentare di farlo migliorare, dall’altro, quando ci trovavamo in un contesto con altri coetanei, ecco che dilagava in me un senso di profonda protezione.
Lui aveva le sue difficoltà, io le mie. Persino il giorno del nostro compleanno, desideravo fosse dedicato solamente lui. Annullavo me stesso continuamente, nel bene e nel male. Accadeva anche per non esporre mio fratello al giudizio degli altri. Ricordo che a scuola, sin dall’asilo, hanno dovuto separarci, assegnandoci a classi diverse, perchè ero troppo concentrato ad aiutarlo a fare le cose. Inconsciamente, me ne rendo conto ora, desideravo nascondere il più possibile le sue difficoltà.
Paolo, dal canto suo, avrebbe vissuto tutto in modo spontaneo e naturale, sicuramente più sereno di quanto sia riuscito a fare io.
Oggi il nostro rapporto è cambiato, in meglio. Abbiamo caratteri diversi che manteniamo naturalmente, ma il nostro legame, così particolare, lo ritroviamo nella passione comune per lo sport; dal nuoto al tennis, dal rugby alla pallacanestro…alle gare automobilistiche.

L’esperienza di Paolo con Special Olympics è stata grandiosa e, a dire il vero, ha aiutato anche me nel vedere e riconoscere le sue potenzialità. L’impegno di Giovane Leader ai Giochi Mondiali Invernali in Austria lo ha preso completamente. Ha concentrato tutte le sue forze nell’assumere questo ruolo di ambasciatore per l’Italia che ha reso tutti noi molto orgogliosi, nella nostra famiglia ma anche fuori.
Viviamo in un momento difficile, in un territorio ferito dal terremoto, lentamente ci stiamo rialzando e la storia di Paolo, la nostra storia, la sua avventura ai Mondiali Special Olympics, suscitano interesse in chiunque ne venga a conoscenza. E’ senz’altro anche questa una strada da percorrere per infondere fiducia e nutrire la speranza per un futuro migliore. E oggi anche io ho fiducia, non ho più paura del giudizio degli altri”.

Scopri come sostenere tutti i progetti di Special Olympics Italia

Resta in contatto con noi, iscriviti alla newsletter per ricevere i nostri aggiornamenti settimanali.

Share This