“E’ stata un’avventura straordinaria piena di emozioni. Mi sono sentito ambasciatore del mio paese, protagonista, giovane leader e accettato da tutti. Ne esco orgoglioso e più sicuro di me perché ho parlato del progetto che porterò avanti con il mio partner e amico Matteo nella mia regione che é l’Abruzzo, davanti ai gruppi di lavoro presenti al Summit dei Giochi Mondiali Invernali in Austria. Ciò mi ha fatto diventare un ragazzo più sicuro e coraggioso. Cercherò, con tutte le mie forze, di trasmettere quello che ho imparato da questa esperienza ai miei compagni di squadra. Può nascere una forte amicizia tra atleti “normali” e atleti “diversi” come é capitato a me e Matteo. Insieme diffonderemo questa cultura della generazione unificata che è la base del nostro progetto, approvato in Austria, lo faremo nelle scuole delle cittá più importanti dell’Abruzzo”.
Lo ha affermato Paolo Aquilio, atleta Special Olympics di ritorno dai Giochi Mondiali Invernali in Austria, ha rappresentato l’Italia, insieme al suo Partner, Matteo Gioia, al “Generation Unified Summit”, attraverso il quale giovani provenienti da tutto il mondo hanno avuto l’occasione di confrontarsi sui temi dell’inclusione e del rispetto.
Matteo Gioia, atleta Partner, ha detto: “Ho avuto la possibilità di vivere un’esperienza unica. Non capita tutti i giorni di potersi relazionare con persone provenienti da altre parti del mondo e,soprattutto, poter affrontare un tema sensibile come quello dell’inclusione sociale di cui Special Olympics è portavoce.
L’emozione più grande è stata quella di essermi sentito parte di una grande famiglia per 6 giorni . Mi sono sentito accettato da tutti ,dai cosiddetti “normali ” ai cosiddetti “diversi” . Ho condiviso questa esperienza con Paolo, un ragazzo che ha saputo accettarmi nella sua vita proprio come ho fatto io con lui e con tutti i miei AMICI SPECIALI! Questo è Special Olympics”.
La voce di Annamarta Piccirilli, mamma di Paolo:
“La vita è strana. A volte ti ruba e a volte ti dona. Venti anni fa quando sono nati Paolo e Luigi non ho potuto gioire della maternità tanto attesa. Il solo pensiero che Paolo avesse un cromosoma in più mi fece piombare nel buio assoluto, davanti a me l’ignoto. La società come l’avrebbe accolto?
Il problema non era Paolo, lui avrebbe avuto, insieme a Luigi, tutto l’affetto in famiglia, il problema erano gli altri.
Così cominciò l’avventura tra mille difficoltà e impegni, gestire due bambini della stessa età, ma diversi, non è stato facile. Soprattutto non è stato facile gestire Luigi perché paradossalmente il bambino più vulnerabile era proprio lui, LUIGI.
Paolo, se oggi é quello che é, lo deve soprattutto al fratello che é stato uno stimolo fin dai primi giorni del loro concepimento.
Questa é la mia convinzione che mi porterò dentro fino alla fine dei miei giorni. Durante i Giochi Mondiali Invernali ho gioito insieme alla mia famiglia per ciò che mi stava offrendo la vita e quella paura che si era appropriata di me 20 anni fa sta scemando grazie anche a Special Olympics che è riuscito a coinvolgere i giovani e ha mostrato loro come realmente si può costruire una Società migliore. IL VENTO STA CAMBIANDO!!”
La testimonianza di Luigi Aquilio, fratello gemello di Paolo:
“Il legame che si crea tra due fratelli è in genere molto forte, quando la vita ti fa crescere insieme ad un fratello gemello, il legame, se possibile, è ancora più intenso. Io e Paolo siamo fratelli gemelli eterozigoti. Il nostro rapporto, a dire il vero, è stato condizionato molto dal mio atteggiamento mutevole.
Chiaramente non ho subito compreso che Paolo avesse un cromosoma in più, per me era semplicemente mio fratello e mi relazionavo a lui in modo spontaneo, mi aspettavo facesse cose normali. La conoscenza della Sindrome di Down è stata lenta e graduale. Quando ho cominciato a notare le sue prime difficoltà, ho maturato in me due atteggiamenti diversi, entrambi assolutamente poco utili rispetto a ciò che volevo ottenere, da lui e dal resto del mondo. Se da un lato, infatti, quando eravamo soli, cercavo di spronarlo, anche arrabbiandomi duramente, per tentare di farlo migliorare, dall’altro, quando ci trovavamo in un contesto con altri coetanei, ecco che dilagava in me un senso di profonda protezione.
Lui aveva le sue difficoltà, io le mie. Persino il giorno del nostro compleanno, desideravo fosse dedicato solamente lui. Annullavo me stesso continuamente, nel bene e nel male. Accadeva anche per non esporre mio fratello al giudizio degli altri. Ricordo che a scuola, sin dall’asilo, hanno dovuto separarci, assegnandoci a classi diverse, perchè ero troppo concentrato ad aiutarlo a fare le cose. Inconsciamente, me ne rendo conto ora, desideravo nascondere il più possibile le sue difficoltà.
Paolo, dal canto suo, avrebbe vissuto tutto in modo spontaneo e naturale, sicuramente più sereno di quanto sia riuscito a fare io.
Oggi il nostro rapporto è cambiato, in meglio. Abbiamo caratteri diversi che manteniamo naturalmente, ma il nostro legame, così particolare, lo ritroviamo nella passione comune per lo sport; dal nuoto al tennis, dal rugby alla pallacanestro…alle gare automobilistiche.
L’esperienza di Paolo con Special Olympics è stata grandiosa e, a dire il vero, ha aiutato anche me nel vedere e riconoscere le sue potenzialità. L’impegno di Giovane Leader ai Giochi Mondiali Invernali in Austria lo ha preso completamente. Ha concentrato tutte le sue forze nell’assumere questo ruolo di ambasciatore per l’Italia che ha reso tutti noi molto orgogliosi, nella nostra famiglia ma anche fuori.
Viviamo in un momento difficile, in un territorio ferito dal terremoto, lentamente ci stiamo rialzando e la storia di Paolo, la nostra storia, la sua avventura ai Mondiali Special Olympics, suscitano interesse in chiunque ne venga a conoscenza. E’ senz’altro anche questa una strada da percorrere per infondere fiducia e nutrire la speranza per un futuro migliore. E oggi anche io ho fiducia, non ho più paura del giudizio degli altri”.