A Roma, davanti alla chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, qualche birillo da abbattere con un pallone e un mini-campo da calcio hanno attirato sorrisi, abbracci, risate. Un piccolo spazio trasformato in un luogo di gioco e incontro, dove l’inclusione prende forma attraverso gesti semplici e spontanei.
In questa cornice, durante l’incontro “Coraggio e soglia – Giovani, Sport, Disabilità, Inclusione”, organizzato nell’ambito del Giubileo dei Giovani, c’erano anche i colori e le storie di Special Olympics. Tra queste, quella di Lelia Bellesini, nuotatrice, che ha raccontato a tutti cosa ha significato per lei far parte di questo movimento:
«Con il tempo grazie a Special Olympics ho capito che potevo migliorare. Infatti, ho conquistato così tante medaglie che ormai ho perso il conto. Oggi, grazie allo sport, ho molta più fiducia in me stessa e nelle mie capacità».
Per Lelia, lo sport è stato una leva per crescere, affrontare ostacoli e superare insicurezze. «Fare amicizia, confrontarsi con altre persone. Grazie a Special Olympics non ci sono barriere. Mi ha dato la spinta a migliorarmi e impegnarmi nel nuoto e non solo».
Alla giornata ha partecipato anche il Ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, che ha definito il Giubileo dei Giovani – insieme a quello dello Sport e della Disabilità – «un momento importantissimo per dare delle risposte qui e nel futuro. Un’occasione – ha sottolineato – per mettere al centro le persone e offrire a ciascuno la possibilità di esprimere il proprio valore: nella vita del nostro Paese non possiamo più permetterci di lasciare indietro nessuno»
Il gioco, come sempre, ha fatto da filo conduttore: semplice, inclusivo, capace di abbattere distanze e creare legami. Anche così si costruisce una società più aperta, a partire da chi ha il coraggio di raccontarsi e mettersi in gioco. Come ha fatto Lelia.