Nella sede del Parlamento del Cnel a Roma è stato presentato il documento “Il diritto al gioco e allo sport dei bambini e dei ragazzi con disabilità”, realizzato dal Gruppo di lavoro della Consulta delle associazioni e organizzazioni presieduta dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Prima dell’avvio la Garante Filomena Albano e il Presidente del CONI Giovanni Malagò hanno siglato un protocollo d’intesa per la diffusione e la piena attuazione in ambito sportivo della conoscenza dei diritti di cui sono titolari bambini e adolescenti.
Nel corso del Convegno sono state illustrate le raccomandazioni, alla cui redazione Special Olympics Italia ha contribuito sensibilmente tanto che viene citata come opportunità e modello da seguire. L’Autorità garante ha rivolto tali raccomandazioni a Governo, Regioni, Comuni, Servizi, scuole, rappresentanti del terzo settore, operatori dell’informazione e della comunicazione, ordini professionali e associazioni realizzando un passo molto importante per il nostro Movimento.
Tra i partecipanti al Convegno, gli esperti che hanno lavorato al documento: sportivi, genitori ed esponenti dell’associazionismo, che hanno portato le loro storie e testimonianze. Per Special Olympics Italia, ospite e relatore, David Melchiorri, atleta Special Olympics nella disciplina del Calcio e Global Youth Leader ai recenti Giochi Mondiali di Abu Dhabi.
“Buongiorno, mi chiamo David Melchiorri, ho 20 anni e frequento il quinto anno dell’Istituto Superiore Luigi di Savoia di Rieti nell’indirizzo Scienze Sociali. Tra poco avrò la maturità e credo che quello che mi è capitato negli ultimi 12 mesi mi aiuterà molto a vivere ogni prova con più sicurezza.
Da un anno sono un Atleta Special Olympics nel Real Rieti Special e gioco a calcio. I miei familiari mi hanno quasi costretto a entrare in questa squadra, perché non volevano vedermi più così chiuso, pigro e apatico.
Stare qui, oggi, per me è una grande rivincita. Posso raccontare come il gioco e lo sport siano importanti per la vita di tutti perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Molte cose sono cambiate, giocando in una squadra. Ho iniziato a mettermi alla prova, ad avere degli obiettivi. Per noi Atleti Special Olympics questo vale ancora di più, perché possiamo praticare lo sport unificato. Nel mio team Atleti con e senza disabilità giocano insieme, creando una vera inclusione perché oltre al calcio c’è l’amicizia, si sta insieme anche nel tempo libero, insomma si cresce in uno scambio continuo. Un anno fa era tutto così diverso: vedevo altri ragazzi giocare nel campetto sotto casa, provavo rabbia quando li vedevo divertirsi. Mi rintanavo nella mia camera, a studiare o a guardare video musicali o di Valentino Rossi su YouTube. Ormai mi ero abituato a stare così. Ero sempre rinunciatario e pessimista.
Poi è arrivata questa opportunità di entrare in un team Special Olympics. Dopo un mese ero già ai Giochi nazionali di Montecatini e lì abbiamo conquistato la medaglia d’oro ma soprattutto abbiamo reso più forte la nostra amicizia. Dallo scorso ottobre sono stato coinvolto in un progetto che si chiama “La Rivoluzione dell’inclusione” e permette a noi atleti di provare compiti organizzativi e ruoli che di solito hanno dirigenti o volontari. Abbiamo accettato la sfida e molti di noi hanno scoperto talenti di cui non erano consapevoli. Io ad esempio, con il microfono, ho dimostrato sicurezza e spontaneità. Così, durante l’ultima convention regionale al Palazzo dei Congressi di Roma, ho avuto la possibilità di affiancare il presentatore, intervistando gli ospiti e le autorità di quel grande evento, con oltre 700 persone in platea.
Una grande emozione, ma ben poca se paragonata a quella che ho provato quando mi hanno detto che sarei partito per Abu Dhabi, dove dal 14 al 18 marzo ho partecipato al Summit mondiale dei Giovani leader di Special Olympics, durante i Giochi Mondiali. Nel summit ci siamo confrontati con le delegazioni di 35 paesi di tutto il mondo e abbiamo presentato un progetto per aumentare il numero dei volontari stabili in Special Olympics nel mio territorio, con una formazione rivolta agli studenti per diffondere i messaggi inclusivi e le storie di successo anche sui social, in vista degli eventi sportivi di questa stagione. Anche ad Abu Dhabi avevo accanto un’Atleta partner, Luisa, che ringrazio per avermi affiancato nel mio primo viaggio all’estero.
Vorrei che tutte le idee e le proposte del summit diventino realtà. Si è parlato di “Unified Generation” ad Abu Dhabi, cioè di una generazione unificata, dove tutti possono partecipare e sentirsi attivi nella società. Questo si può fare se guardiamo le persone dal lato delle capacità e non concentrandoci sulle difficoltà. Un altro insegnamento che voglio condividere con voi è l’idea che noi giovani non siamo il futuro, ma il presente, e che dobbiamo avere adesso, subito, la possibilità di esprimere il meglio di noi.
Sono partito da un campo da calcio e ora sto qui a parlare di inclusione con voi. Tutto questo grazie allo sport, che è un bel modo per risolvere i nostri problemi, perché ci aiuta a non sentirci più solo spettatori, ma protagonisti. Auguro a tanti altri ragazzi e ragazze di vivere un’esperienza di cambiamento come quella che sto vivendo e vi ringrazio per tutto quello che farete per migliorare le cose”.