La vittoria di Luca è quella di una famiglia

Il programma di Special Olympics pone in primo piano lo sport come percorso educativo per ogni atleta e per l’intera comunità. Centrale, in tal senso, è il ruolo delle famiglie che attraverso gli eventi e i Giochi  hanno compreso che il bene può e deve uscire dalle mura domestiche. I De Pieri sono l’emblema di una famiglia unita che ha sempre creduto nell’attività sportiva e nella partecipazione agli eventi come opportunità di crescita per tutti. Papà Egidio, mamma Lucia, e i figli Luca, Margherita, Stefania e Raffaello: tutti vivono per l’evento sportivo, a cominciare da Luca, il campione della famiglia, diventato famoso in tutto il Biellese per le sue imprese. L’ultima in occasione dei più recenti Giochi Nazionali Estivi, nella pallavolo unificata, che si sono tenuti proprio a Biella, la sua città, ed hanno visto tutta la famiglia impegnata, in prima linea, come volontari. Lo seguiamo sempre, cercando di lasciarlo libero il più possibile – spiega mamma Lucia – come in passato quando partiva di casa al mattino con la sua bicicletta e tornava la sera. Lui sa che c’è sempre qualcuno al suo fianco, pronto a rispondere “presente” ogni volta che ne ha bisogno. La vedo così ancora oggi, confrontandomi con altri genitori. Non li consideriamo diversi, sono ragazzi a cui viene offerta una possibilità e che sono in grado di fare più di quanto si possa pensare”.

 

Sport come riconoscimento e autonomia

Luca 28 anni, amante dello sport e della vita, si impegna tantissimo in tutto ciò che fa. La sua autostima corre a mille e non c’è terreno fertile per i difetti: “Non ne ho” dice, con un sorriso complice che stenderebbe chiunque. In effetti non ci sono pensieri negativi che tengano quando hai una famiglia “Speciale” al tuo fianco, pronta a supportare sempre il suo campione e a dare una lezione di pura, ed emozionante, normalità. Per lui lo sport – afferma il papà Egidio – è stata un’ottima chance perché, una volta finita la scuola, per i ragazzi con disabilità intellettive le opportunità sono decisamente scarse. Queste iniziative, invece, gli permettono di occupare in maniera significativa il tempo a disposizione, di vivere in modo pieno. Luca non ha un momento libero durante le sue giornate. Non ama annoiarsi e, nelle poche ore che trascorre a casa, collabora alle faccende domestiche, senza tirarsi mai indietro e senza l’assillo dei genitori: quando è necessario cucina un piatto di pasta, organizza la raccolta differenziata dei rifiuti, sistema la camera da letto e, da buon “smanettone” di computer, si diletta nell’affrontare problemi tecnologici di vario tipo. “Ho sempre sostenuto che la famiglia sia in grado di gestire determinate situazioni – sottolinea Egidio – nel nostro caso lo hanno fatto Margherita e Raffaello. Per loro era normalissimo aiutare Luca ed era altrettanto normale “dargli una scossa”. Sembrano sciocchezze, ma in realtà la nostra è stata una scuola di vita che, lentamente, lo ha portato ad agire in un certo modo. Spesso si tende a tenere i ragazzi sotto una campana di vetro perché si teme che possa capitargli chissà quale sciagura. Ma noi gli abbiamo dato tutti gli strumenti necessari per una vita migliore. Abbiamo ridotto i rischi e ora Luca è indipendente.

 

 

Una vita piena all’insegna dell’inclusione

Pallavolo, snowboard, basket e nuoto: Luca De Pieri, che fa parte del Team Special Olympics “Asad Biella”, ha lo sport nel sangue. Ma la sua vita è molto di più: “Ho una ragazza, sono fidanzato dal 2011 – afferma orgoglioso – ci siamo conosciuti in Valle d’Aosta. Lei vive ad Abbiategrasso e la lontananza non è un problema, ci sentiamo su Skype quasi tutti i giorni e la vedo spesso a Milano.”. Ma Luca, cos’è per te lo sport?: “È vita, tutti lo possono fare per migliorarsi. Mi alleno tanto, pratico diverse discipline e in occasione degli ultimi Giochi Nazionali Estivi ho giocato a pallavolo”. Il suo ultimo amore, sportivo, è la tavola da snowboard, che gli permette di scivolare sulla neve con naturalezza e senza paura. In montagna ci va spesso per le gare, insieme ai tecnici e ai compagni di squadra; un’opportunità per crearsi tante nuove amicizie che coltiva nel tempo, in particolare con i volontari, con cui si sente spesso. Frequenta laboratori occupazionali in cui svolge attività di vario genere e crea prodotti artigianali. Ma c’è anche la passione per il teatro e per la poesia, Luca, infatti, adora Pablo Neruda e dedica strofe d’amore alla sua fidanzata e di grande affetto per la sorella Margherita. Anche perché il suo cuore è aperto all’amicizia e alla difesa di valori positivi: “Mi è capitato di vedere un mio amico minacciato da un bullo che lo voleva picchiare – afferma – ho detto a quella persona che avrebbe dovuto prendersela con me perché io l’avrei difeso. Ho cercato di aiutarlo perché il bullismo è una cosa brutta che non deve mai accadere”. La sorella Margherita è riuscita a trascinare ai Giochi amici e conoscenti: “Il bello – spiega – è che in quel contesto c’è una rivalutazione della persona. Sono sensazioni splendide che, purtroppo, qualche familiare fatica ancora a comprendere”. Lasciare più libertà ai ragazzi  – concludono i genitori – non vuol dire eliminare ogni tipo di regola o perdere l’affetto e il rispetto dei figli. Nel “mondo Special Olympics” nessuno giudica e ognuno è pronto ad aiutare chi ha bisogno. Vivere il senso dei Giochi Special Olympics significa, semplicemente, aprire mente e cuore al naturale cambiamento che viene di conseguenza. Lo si fa per il bene delle persone che si amano e anche per chi pensa di essere solo a dover dominare i sentimenti e a risolvere le difficoltà quotidiane.

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