La vita di un giovane atleta Special Olympics racchiude l’essenza profonda di quello che il coraggio e la determinazione di un genitore, in primis, ma anche del mondo intorno può provocare
I XXXI Giochi Nazionali Invernali Special Olympics sono terminati. Oltre 500 atleti hanno dato prova di grandi abilità e talenti nelle seguenti discipline sportive: sci alpino, sci nordico, corsa con le racchette da neve e snowboard.
Ciò che resta va ben oltre il valore delle medaglie che ognuno di loro si è meritatamente conquistato. E’ un prezioso insegnamento rivolto alla società intera, una concreta dimostrazione del fatto che ogni limite, intellettivo ma anche fisico, che la vita ci pone può essere non solo sfidato ma anche superato, vinto.
La storia di Samuele Tron, un giovane atleta Special Olympics racchiude l’essenza profonda di quello che il coraggio e la determinazione di un genitore, in primis, ma anche del mondo intorno può portare.
I veri“limiti” spesso si trovano solo nella testa delle persone, negli stereotipi e nei pregiudizi che ancora troppo spesso prevalgono sulla conoscenza, sulla fiducia nelle potenzialità, proprie ed altrui.
Crediamo che chiudere questo evento con la storia di Samuele, raccontata da suo padre Andrea, dal cuore di Sappada possano raggiungere milioni di persone.
“Samuele oggi ha 14 anni, ha una disabilità importante perchè lui non vede, non parla, ha una disabilità intellettiva ed anche fisica. E’ nato prematuro, pesava solo 1,80 kg. Nonostante ciò i primi mesi sono trascorsi abbastanza sereni, poi è sopraggiunta un’encefalite, sostanzialmente una febbre. Era ancora troppo piccolo e purtroppo ha provocato in lui questi danni permanenti. I primi 15 giorni sono stati delicatissimi, ha rischiato di lasciarci. Poi, piano piano, abbiamo risalito la china. In questi anni, come dico sempre io, ha conquistato “tantissime lauree”. Ad esempio fino a 5 anni fà Samuele era sempre seduto sulla sedia a rotelle. Oggi invece si alza, fa anche qualche passo accompagnato e addirittura scia!
Mio padre è maestro di sci, io ho sciato fin da bambino e quando ho realizzato che non avrei mai potuto farlo insieme a mio figlio è stato un duro colpo. In realtà, invece, grazie a tante Associazioni che ci hanno aiutato, abbiamo scoperto che anche Samuele poteva sciare. Per tre anni è stato portato con il guscio appoggiato su uno sci e trasportato da un maestro mentre io portavo i sacchi di sabbia e poi finalmente è accaduto quello che non avrei mai sperato: Samuele ed io abbiamo sciato insieme e questo è stato una di quelle “lauree” di cui dicevo prima. Ritrovarci al Sestriere insieme, su una delle piste più belle ed impegnative, è stata una grande emozione, un vero e proprio miracolo.
Due anni fa abbiamo conosciuto Special Olympics, è stato un incontro particolare perchè quando ne ho sentito parlare la prima volta ho subito pensato che, per quanto fosse una splendida realtà sportiva inclusiva, non ci fossero opportunità di inserimento per Samuele viste le sue condizioni. Special Olympics si dedica alle persone con disabilità intellettive e punta molto all’autonomia mentre mio figlio, avendo anche una disabilità fisica, fa tanta fatica.
Mi sbagliavo. Il giorno in cui ho scoperto che in Special Olympics aveva aperto le porte anche per noi, è stato bellissimo. Ricordo ancora il primo evento a cui abbiamo partecipato. Eravamo a Bardonecchia ai Giochi Nazionali. Ho ancora nitido il ricordo di un momento in particolare, quando all’arrivo gli hanno messo il pass di atleta. E’ stata un’emozione incredibile: in Special Olympics Samuele è un atleta.
Oggi Samuele fa parte del Team Special Olympics dello Sci club Sportinia di Sauze d’Oulx.
Il prossimo anno l’obiettivo è di partecipare alle gare nazionali con un gruppo di atleti. Il sogno di suo padre è che in futuro Samuele possa partecipare a queste gare con un compagno o un amico”.
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