Rifiutiamo la logica che separa le persone in “noi” e “loro”, tra chi può e chi non può
“Un disabile non lo metterei di certo a correre con uno che fa il record dei cento metri”.
Con queste parole il Generale Vannacci ha argomentato la sua proposta di un ritorno alle “classi con caratteristiche separate”, aprendo la sua campagna per le elezioni europee.
Non solo come Special Olympics riteniamo aberrante l’idea di un ritorno al passato che calpesti anni di conquiste da parte di genitori, organizzazioni e docenti per una scuola più inclusiva. Ma ribadiamo il nostro impegno per portare sulle piste di atletica, nei campi sportivi, nelle piscine di tutta Italia, proprio chi “ha grandi potenzialità” (per usare le parole del Generale) per correre al fianco di chi “ha più difficoltà”. Rifiutiamo questa logica che separa le persone in “noi” e “loro”, tra chi può e chi non può, tra chi “capisce al volo” e chi “ha un grave ritardo”.
Special Olympics si fonda sull’idea che l’inclusione, nello sport, nel lavoro, a scuola, si realizzi attraverso la condivisione con gli altri: “unificato” per noi vuol dire costruire un percorso condiviso di accettazione della diversità e di integrazione. E non a caso i più grandi campioni sportivi da sempre sostengono e partecipano alle nostre attività.
La strada è ancora lunga e molto lavoro ci aspetta. Ma la direzione è tracciata: non arretreremo di un solo millimetro. Figuriamoci di cento metri