Una storia di incontri, crescita e legami nel percorso “Coach for Inclusion”. Dalla tesina di completamento di Sabrina Olivetti
“Tu chiamale se vuoi… emozioni.” Sabrina Olivetti prende in prestito una delle frasi più celebri della musica italiana per iniziare il suo racconto, che è prima di tutto un viaggio tra le emozioni: le sue, quelle degli atleti che incontra ogni giorno, e quelle che si creano, si intrecciano, a volte si scontrano, in quel luogo speciale che è la piscina.
Il suo percorso con Special Olympics nasce quasi per caso. Dopo la laurea triennale in Scienze Motorie, Sabrina sceglie un indirizzo magistrale orientato all’attività motoria adattata. “Durante il biennio ho deciso di suddividere il tirocinio in più ambiti… Un modulo l’ho fatto lontano da casa, in un momento complesso per la mia famiglia, e per gli altri ho cercato soluzioni più pratiche. Così ho incontrato un’associazione che lavorava con persone con disabilità, ed è stato lì che ho scoperto Special Olympics.” Inizialmente si muove in punta di piedi, incerta, ma si sente subito accolta: “Mi hanno fatta sentire parte di una grande famiglia. Concluso il tirocinio, ho continuato a collaborare e ancora oggi seguo con gioia le attività.”
La piscina diventa il luogo dove avviene la magia. “Non è semplice raccontare le emozioni che si provano in quel contesto. A volte sono così forti che non riesci a descriverle: puoi solo viverle, e farle vivere.” Per Sabrina, l’emozione è uno sguardo luminoso, una mano che batte l’acqua con entusiasmo dopo aver superato una paura. È un atleta che riesce a percorrere una vasca intera senza ausili, solo con il suo sostegno accanto. È una medaglia stretta tra le mani e un sorriso che dice tutto: “Ce l’ho fatta!”
Ma l’emozione, racconta Sabrina, è anche fatta di gesti semplici e teneri: un abbraccio improvviso, un gioco che finisce con due persone sedute insieme sul fondo della piscina, uno schizzo d’acqua lanciato per gioco. A volte è cantare in vaschetta, “Cacao meravigliao” o “Volare”, oppure nuotare con una bambina aggrappata alla schiena. “E poi ci sono quei momenti inaspettati, come uno sguardo dritto negli occhi seguito da una leccata sul naso — che spiazzerebbe chiunque.”
Non mancano, però, le emozioni più difficili: la frustrazione, la paura di non farcela, i piccoli incidenti di percorso. “Ci sono giornate in cui portare a termine la lezione senza un costume rotto o un graffio diventa un traguardo.” Ma anche questi momenti fanno parte del viaggio, e servono a ricordare che ogni emozione ha valore.
“Tutte queste sono emozioni mie e delle persone che ho davanti ogni giorno… spero di essere riuscita a trasmetterle, almeno in parte.” Sabrina lo fa con sincerità, con la voglia di condividere e di lasciare un segno. E il suo percorso come coach for inclusion è proprio questo: un esempio vivo di come lo sport possa essere uno spazio dove crescere insieme, attraverso ogni piccola conquista.
Facciamo i complimenti a Sabrina Olivetti per il percorso “Coach for Inclusion” e ci auguriamo che possa essere di esempio ed aiuto a tanti coach ed atleti. Se vuoi ricevere il PDF della tesina, scrivi a formazione@specialolympics.it