Ludovica Boccaccini, 37 anni, nata a Monza. Appassionata di sport da sempre, conosce tutti i nomi dei calciatori, dei tennisti, dei giocatori di basket. Snocciola risultati, classifiche, calendari.
La nascita di Ludovica
“Quando è nata Ludovica, mi ero trasferita da poco da Roma a Monza. Lontana da tutti, non nascondo che per me il suo arrivo è stato un trauma. Prima figlia, la sfida di fare il genitore. E insieme la disabilità. Ho avuto un crollo” inizia così il racconto di mamma Iva. “Ma passato il primo mese, mi sono subito rimboccata le maniche e ho iniziato a fare di tutto. Sono andata dritta, senza pensare. Posso dire di non aver avuto il tempo di deprimermi”.
Sono parole che a Special Olympics abbiamo sentito tante volte: la ricerca di una diagnosi, lo smarrimento nell’imprevisto, la solitudine. Ma poi la forza di volontà per prendere in mano la propria vita e quella dei propri figli.
“All’epoca la parola inclusione forse nemmeno esisteva. Eppure, in tutta sincerità, Ludovica ha avuto un percorso eccellente, almeno a scuola e nell’assistenza. Certo, sentendo altri genitori nella mia situazione direi che è quasi tutta una questione di fortuna”. Ludovica è ben inserita. A scuola trova insegnanti capaci e disponibili. Inizia a fare sport, nuoto e mini basket.
L’incontro con Special Olympics
A 9 anni si trasferisce insieme alla mamma vicino Roma e continuerà lì il suo percorso di studi e la sua vita sportiva. “Di nuovo la fortuna ci ha assistito e siamo riuscite a trovare un contesto scolastico inclusivo, con personale formato e accogliente” continua Iva. Al liceo riesce a costruirsi anche una certa autonomia, va a scuola da sola con le sue compagne: “non sempre è stato facile, ma mi sono imposta di darle il suo spazio. È questo il mio ruolo”.
Nel frattempo, anche in zona romana, continua il suo percorso nel basket, migliorando a vista d’occhio. Pur essendo tra le più piccole, viene convocata per un torneo nazionale a San Paolo Ostiense, dove viene premiata dal comitato organizzatore.
Ma quando tutto sembra andare per il verso giusto arriva quella che Iva chiama “una bella mazzata”. Finita la pre-agonistica, infatti, viene contattata dal direttore dell’associazione sportiva in cui si allenava Ludovica: “Signora, purtroppo devo comunicarle che dovendo passare all’attività agonistica, non possiamo più tesserare sua figlia. Ora dovrà aggregarsi alle squadre speciali”.
Ludovica cresce, si allena, gioca e vive da sempre totalmente integrata tra i suoi coetanei senza disabilità intellettive. Come accettare un cambiamento del genere? Impossibile. “Una sera l’accompagnai col suo fidanzato a una festa organizzata da un’associazione. Quando aprimmo la porta ci accorgemmo che si trattava di un ballo per soli ragazzi e ragazze con Sindrome di Down. Io andai via con un groppo in gola, faticando a darmi una spiegazione. Ludovica fu molto più reattiva di me: mi chiamò 10 minuti dopo per andarsene a casa del fidanzato a guardare un film”.
“Ludovica ha bisogno di stare in mezzo gli altri, non rinchiusa in un ghetto”. Non trovando altre opportunità, lascia lo sport e si iscrive a un’accademia d’arte. Rimane lontana dai campi per 15 anni, nonostante una passione irrefrenabile. “Soltanto l’incontro con Special Olympics ha ridato a mia figlia la gioia dello sport unificato: potersi allenare con altri atleti, disabili e non, le ha ridonato la voglia di mettersi in gioco, di pensarsi nel mondo, di costruirsi una sua autonomia”.
Comincia col canottaggio e ben presto ritorna alla sua vera passione: il basket. “Ora viaggia in trasferta con la squadra, esce con le amiche e gli amici di squadra, si allena, gioca, si diverte”. Special Olympics è riuscita a coinvolgerla anche in altri programmi, come quello degli Atleti Leader. Ludovica ha presentato dal palco i Play The Games di Colleferro, prende i tempi alle gare, supporta gli altri Atleti.
“Ama conoscere posti in cui non è mai stata, cibi nuovi, persone che arricchiscano la sua vita. Special Olympics è tutto questo: posso dire che ora si sente realizzata” conclude mamma Iva.