La storia di Alessia Filippi, atleta azzurra ai Mondiali Special Olympics raccontata da mamma Costanza
Genova, 39 anni fa.
Quando ho visto per la prima volta mia figlia – racconta mamma Costanza – mi rivolsi subito verso mio marito chiedendogli: “Ma è mongoloide”? All’epoca, purtroppo veniva definita in questo modo orrendo una persona che ha la Sindrome di Down ed io, che avevo appena 23 anni, non solo non ero chiaramente preparata, ma mai avrei pensato che Alessia potesse nascere con una disabilità intellettiva. Erano altri tempi, non si facevano le ecografie di oggi ed io, essendo giovane e sportiva, non avevo mai dovuto fare alcun genere di accertamento.
La nascita
Alessia, nata con qualche settimana di anticipo, pesava 2,300 kg e non l’ho potuta subito abbracciare perchè, in seno a seri problemi respiratori, la trasferirono d’urgenza in un’altra struttura. Mio marito inizialmente mi disse che Alessia era nata con l’ittero, ma che stava bene: volevo crederci. Avevo vissuto 8 mesi di gravidanza con grande serenità; la gioia di diventare mamma si è dunque poi dovuta scontrare con molti dubbi e tante paure che ho cercato di affrontare guardando oltre, questo mi ha dato una grande forza. Ricordo, non appena ritornati a casa, le parole di mia suocera: “Sai, Alessia non sarà mai una bambina normale e ci saranno tanti problemi”, guardandola negli occhi le ho risposto “Alessia è, e sarà, una bambina normale”. Da quel momento nessuno della mia famiglia mi ha mai vista piangere. L’ho sempre fatto, ma costruendomi una corazza, in solitudine. Così come non ho mai pensato di non riuscire a crescere la mia bambina, anche quando, appena ritornata a casa, è stata nuovamente ricoverata per una broncopolmonite che ha messo a repentaglio la sua vita ed evidenziato i problemi al cuore.
La scuola
Il pediatra di Alessia – prosegue la mamma – anche lui padre di un bambino con la Sindrome di Down, è stato un punto di riferimento molto importante. E’ stato lui, nonostante i continui problemi di salute di Alessia, a stimolarci affinchè la portassimo fuori casa così come iscriverla all’asilo, che ha iniziato a frequentare intorno ai 3 anni. Quando Alessia aveva 4 anni e mezzo mi sono separata da mio marito, da Genova ci siamo trasferiti a Torino dai miei genitori.
Ho iscritto Alessia ad, un nuovo asilo e nello stesso anche al Cepim e lì ho avuto un aiuto a livello di logopedia, e psicomotricità. Alessia ha sempre avuto un insegnante di sostegno al suo fianco ma non sempre ha giovato alla sua crescita. Difatti è capitato anche che fosse seguita da chi riteneva opportuno passasse il suo tempo in disparte, fuori dall’aula dove i suoi compagni seguivano le “normali” attività. Negli ultimi anni fortunatamente è andata meglio.
A soli 9 anni Alessia ha subito un’operazione al cuore che ha risolto molti problemi. Di quel momento ho voluto trattenere un ricordo in particolare. Nel suo reparto, di terapia intensiva, c’erano anche altri bambini. Le infermiere erano tutte prese ad occuparsi di uno in particolare, appena arrivato, e c’era un bimbo di 7 mesi che piangeva ininterrottamente. Ad un certo punto, dal vetro, vedo Alessia che scende dal letto, si avvicina al bimbo disperato e gli mette il ciuccio in bocca, d’incanto lui smette di colpo.
Arrivano le scuole medie, Alessia era poco portata alle regole, gli anni prima era stata lasciata abbastanza libera di fare quel che voleva. In terza media le cose cominciarono a cambiare, diventò più matura e riflessiva, sembrava un’altra ragazzina, venne promossa con Ottimo. La sua professoressa è diventata poi anche la sua madrina di Cresima e ci si incontra ancora oggi.
I 4 anni di Liceo Scientifico sono trascorsi sereni, Alessia anche li’ ha avuto la fortuna, come alle medie, di trovare un buon sostegno e dei validi compagni di classe.
Finito il Liceo iscrivo Alessia all’Enaip per farle fare un corso pre-lavorativo, poi 800 ore come segretaria. Ho sempre tentato, con tutte le forze, di introdurla nel mondo del lavoro, volevo e voglio anche oggi, per lei, una vita il più possibile normale. L’ho persino iscritta all’ufficio di Collocamento, purtroppo senza risultati.
Così Alessia ha cominciato a frequentare dei Cad, centri diurni, per occupare il suo tempo vuoto in compagnia di altri ragazzi, stava lì dalle 9 alle 16,30, poi un affidatario andava a prenderla e la portava delle suore dove poi, uscita del lavoro, passavo a prenderla io. Alcune volte stava lì anche fino alle 20.
Anche oggi frequenta un altro Cad, ma a differenza dei primi tempi, ora è molto soddisfatta.
L’energia di Alessia
E’ molto vivace, lo è sempre stata, quando era più piccola bisognava tenerla continuamente d’occhio, se la perdevi un attimo di vista, spariva, durante le vacanze ogni tanto succedeva, così le avevamo messo un braccialetto GPS e per anni abbiamo frequentato gli stessi Bagni dove ormai tutti la conoscevano bene.
Oggi ha un carattere molto deciso. Quando si mette in testa una cosa – sottolinea la mamma – è quella, ogni tanto bisogna imporsi, però è molto solare.
Le piace colorare, scrivere, copiare, prende spunto da libri di poesia per mettere poi insieme delle frasi, è incredibile, ma con i suoi testi riesce a toccare l’emotività delle persone.
Come mamma l’unica cosa che mi dispiace è che non sono riuscita a renderla autonoma nell’andare in giro da sola, a mia parziale discolpa posso dire che non ho avuto molti aiuti.
Non l’ho mai tenuta in casa però, l’ ho sempre portata ovunque, l’ho anche incoraggiata a partire da sola, all’età di 18 anni, per la Spagna, insieme a ragazzi normodotati.
Alessia ad oggi è una ragazza serena, si sveglia al mattino già con il sorriso, mi da un bacio e poi comincia a vivere la sua giornata. Quando arriva l’affidatario per accompagnarla al centro, lei è sempre già pronta.
Ha un fidanzato lì, in realtà ha avuto già anche i suoi problemi d’amore, io capisco quando ha qualche cosa che non va perchè inizia a perdere i capelli.
Lo sport
Alessia è anche molto ambiziosa. Nel 1991 inizia il suo meraviglioso percorso sportivo con la pallacanestro grazie all’’associazione Pandha, che essendo un Team Special Olympics ci fa conoscere questo Movimento, ci fa catapultare in questo mondo sportivo.
Il primo evento a cui ha partecipato è stato un Gioco Regionale a Torino, al Parco Ruffini, mentre l’ultimo sono i Giochi Nazionali Estivi a Montecatini, dove ha vinto la medaglia d’oro negli 800 mt di marcia. Nel mezzo una miriade di esperienze e di opportunità per mettersi alla prova in diversi sport. Alessia ne ha fatti molti: dalle bocce al bowling, dal nuoto al basket, dall’atletica leggera alle racchette da neve. A volte brontola un po’, si lamenta per i troppi impegni. Oggi quel suo tempo vuoto da riempire sembra ormai non esistere più. Continuo a spronarla affinchè non smetta perchè mi sono resa conto che lo sport le fa bene, la aiuta a crescere, a rispettare le regole e a vivere e condividere con i propri compagni, momenti di gioia e non.
Anche per me Special Olympics ha rappresentato un’occasione per mettermi alla prova, è stata anche una specie di folgorazione: già al ritorno dal primo evento ho chiesto di poter collaborare fattivamente con l’Associazione, per il Basket visto che avevo giocato per 10 anni, e da lì, io e mia figlia, abbiamo cominciato questa grande e magnifica avventura che dura da 27 anni.
Da quando sono in pensione il mio impegno con gli atleti è cresciuto, cerco di seguirli sempre, in qualsiasi tipo di trasferta, dal Meeting locale al Nazionale.
I Giochi Mondiali
Quando è arrivata la lettera di convocazione per i Giochi Mondiali di Abu Dhabi per Alessia e per me è stata una gioia indescrivibile. E’ la sua prima convocazione internazionale e, piena di orgoglio, lo va dicendo a tutti. Non avrei mai immaginato potesse capitare a mia figlia, temevo di assistere, invece, a troppe porte chiuse, troppe sconfitte, troppi suoi desideri irrealizzabili. Invece, in barba ad ogni umile aspettativa, la sete di normalità ha portato ad un’opportunità straordinaria, grazie a Special Olympics.
Il sogno di Alessia è anche quello di potersi sposare un giorno. A breve, finalmente, inizierà un percorso di autonomia: imparerà a muoversi da sola e a gestire una casa, un’esperienza che è felice di provare anche in prospettiva di dover partire da sola, con la squadra azzurra, in un posto così lontano come Abu Dhabi.
Nel frattempo una cosa l’ho imparato anche io, da mia figlia e dal suo sorriso : non bisogna mai mettere limiti ai propri sogni. Quando meno te lo aspetti possono diventare realtà.